lunedì 29 luglio 2013

Tecnologie dell'informazione e produzione di letteratura 2013-2014


Questo è il programma del mio insegnamento nel secondo semestre dell'anno accademico 2013-2014, presso il Corso di Laurea Interfacoltà in Informatica Umanistica, Laurea Magistrale, Università di Pisa.

Titolo: Tecnologie dell'informazione e produzione di letteratura
Docente: Francesco Varanini

Argomento:
Intendiamo comunemente la letteratura come insieme insieme di opere scritte, composte di segni alfabetici, pervenute a noi tramite la stampa.
La codifica digitale -che consente di conservare nella stessa maniera, e di connettere infinite possibili reti, ‘oggetti di conoscenza’ suoni, immagini, segni alfabetici- e le modalità di pubblicazione rese possibili dal World Wide Web, ci impongono un ripensamento.
Segni già presenti ci permettono di immaginare la letteratura del futuro.
Così come può essere ripensata la letteratura, può essere ripensato il lavoro condotto attorno al testo da diversi attori: autore, individuale o collettivo; editore; interprete; lettore.
La parte generale del corso riguarderà il concetto di letteratura.
La parte monografica riguarderà l’opera di James Joyce Finnegans Wake.

Testi di studio

Un testo per ripensare le storia della cultura legata al libro
Ivan Illich, In the Vineyard of the Text : A Commentary to Hugh's Didascalicon, University of Chicago Press, 1993; trad. it. Nella vigna del testo, Cortina, 1994.

Due testi attraverso i quali immaginare il futuro
- Ted H., Nelson, Literary Machines, Swarthmore (Pa), 1981 (pubblicato in proprio). Trad. it. dell'ed. 1990: Literary Machines 90.1, Muzzio, Padova, 1992.
- J. C. R Licklider, Libraries of the future, The MIT Press Cambridge, MA 1965

Altri stimoli per immaginare la letteratura avvenire
- J. Yellowleses, The End of Books - Or Books without End?, The University of Michigan Press, Ann Arbor, 2000 http://www.press.umich.edu/pdf/0472111140.pdf
- Nathan Brown, “The Function of Digital Poetry at the Present time”, Electronic Literature. - New Horizons for the Literary, 2008, http://newhorizons.eliterature.org/essay.php@id=11.html
- N. Katherine Hayles (UCLA), Electronic Literature: What is it?, v1.0, January 2, 2007, The Electronic Literature Organization http://eliterature.org/pad/elp.html
- Steven Johnson , “Why No One Clicked on the Great Hypertext Story”, Wired Magazine, April 16, 2013 6:30 am http://www.wired.com/magazine/2013/04/hypertext/
- Paul Lafarge, “Why the book’s future never happened”, Salon, Tuesday,
- Richard Scott Bakker, “The Future of Literature in the Age of Information”, Three Pound Brain, (2011) http://rsbakker.wordpress.com/essay-archive/the-future-of-literature-in-the-age-of-information/

Testi di Francesco Varanini
- Lezione digitale di Tecnologie dell’Informazione e produzione di letteratura, accessibile (sotto forma di testo scritto, narrazione orale, presentazione sintetica) presso iTune University. https://itunes.apple.com/it/podcast/rielaborazione-del-discorso/id400492966?i=88483620

- Nebrija: L'impero della lingua o la lingua dell'impero,
- Permanentemente registrare, in vista di giorni migliori. Ovvero la conoscenza come divinazione e preghiera, http://www.scribd.com/doc/100496616/Francesco-Varanini-Permanentemente-registrare-in-vista-di-giorni-migliori-Ovvero-la-conoscenza-come-divinazione-e-preghiera
- Inoltre, i testi apparsi sul blog Dieci chili di perle, http://diecichilidiperle.blogspot.it/, in particolare i testi con le etichette: ‘come si scrive’, ‘cosa è il Web’, ‘cosa è la letteratura’, ‘editoria’, ‘romanzo come baule’.

Finnegans Wake
James Joyce, Finnegans Wake, Faber & Faber, London, 1939, New York: The Viking Press, 1939.

Versioni digitali
- eBook The University of Adelaide
- Finnegans Web - Trent University
The complete text of Finnegans Wake, along with a search engine

Avvicinamenti al testo
- Finnegans Web & Wiki
A wiki-based Study Guide to Finnegans Wake
- Glosses of Finnegans Wake
- Finnegans Wake Extensible Elucidation Treasury
- Concordance of Finnegans Wake, compiled by Eric Rosenbloom

Siti contenenti altre fonti Web a proposito di Finnegans Wake
- Wake Links- Web sites, useful and pleasurable, for readers of Finnegans Wake
- Links to Other Finnegans Wake and Joyce Sites
- Online Literary Criticism Collection. Sites about Finnegans Wake

Avvicinamenti ad una ‘lettura digitale’ di Finnegans Wake
- Matt Collette, “Digital tools help uncover memes in literature”, news [at] Norteastern, April 26, 2013 http://www.northeastern.edu/news/2013/04/finnegans-wake-memes/
- Robert Guffey, “The Twelfth Thunder: Beyond the Digital Environment of Finnegans Wake”, Paranoia. The Conspiracy Reader, January 25, 2013,

Un esempio di ri-lettura di Finnegans Wake
Dhau (Pietro Luca Congedo, apparato percussivo, elettrofonie; Luca Barbieri, registri vocali), James Joyce, Anna Livia Plurabella. Notturno, Frammenti elettrofonici di Finnegans Wake
Vedi anche: James Joyce, Anna Livia Plurabella - Modulatore di stati - RTSI - TVcult

Esercitazione
Prendendo ad esempio il lavoro svolto da Dhau, stendere un progetto -e dei limiti del possibile implementarlo- relativo ad un ‘uso’ di Finnegans Wake reso possibile dalla codifica digitale.

Knowledge Management 2013-2014


Questo è il programma del mi insegnamento nel primo semestre dell'anno accademico 2013-2014, presso il Corso di Laurea Interfacoltà in Informatica Umanistica, laurea Magistrale, Università di Pisa.

Titolo: Knowledge Management
Docente: Francesco Varanini

Argomento:
- Dati, informazioni, conoscenze: definizioni e concetti
- Lineamenti di storia dell’organizzazione del lavoro
- Lineamenti di una epistemologia del sapere prodotto da persone impegnate nel lavoro
- La definizione di conoscenza proposta di Humberto Maturana: “Non la rappresentazione di una realtà data a priori, non è un procedimento di calcolo basato sulle condizioni del mondo esterno. Quando un essere umano si comporta in modo adeguato e coerente con le circostanze specifiche, allora si dice che questa persona conosce”.
- Il modello di Nonaka: da conoscenza tacita a conoscenza esplicita
- Simbiosi uomo-macchina e aumento dell'intelligenza umana: Bush, Licklider, Engelbart
- Riflessione critica sull'’Information overload’ (‘infobesity’, ‘infoxication’)
- La conoscenza come asset intangibile
- Portali interni come luogo di costruzione condivisa di conoscenza

Testi d'esame:
- Alberto De Toni. Andrea Fornasier, Guida al Knowledge Manaagement, Il Sole 24 ore, 2012.

- Gregory Bateson, “Culture Contat and Schismogenesis”, Man, vol. 35, (Dec. 1935), pp. 178-183
Gli studenti sono invitati a chiedersi:
- come la schismogenesi influisce sulla condivisione delle conoscenze
- come evitare l'insorgere della schismogenesi

- Ikujiro Nonaka, The Knowledge-Creating Company, Harvard Business Review, November–December 1991. http://www.scribd.com/doc/68585798/Knowledge-Creating-Company-nonaka
- Ikujiro Nonaka and Ryoko Toyama, “The Knowledge-Creating Theory revisited: Knowledge Creation as a Synthesizing Process”, Knowledge Management Research & Practice, e (2003) 1, 2–10. http://www.ai.wu.ac.at/~kaiser/birgit/Nonaka-Papers/The-knowledge-creation-theory-revisited-2003.pdf
- Ikujiro Nonaka, Hirotaka Takeuchi, The Knowledge-Creating Company: How Japanese Companies Create the Dynamics of Innovation, Oxford: 1995; trad. it. The Knowledge-Creating Company. Creare le dinamiche dell’innovazione, Milano Guerini e Associati, 1997. (In alternativa ai due articoli sopra indicati, studiare qui il capitolo riguardante il modello, trad. it.: pp. 110 e segg.).

- J. C. R. Licklider, “Man-Computer Symbiosis”, in: IRE (Institute of Radio Engineers) Transactions on Human Factors in Electronics, volume HFE-1, pages 4–11, March 1960.
- J. C. R. Licklider, “Memorandum For Members and Affiliates of the Intergalactic Computer Network”, Originally distributed as a memorandum April 23, 1963. Published on KurzweilAI.net December 11, 2001. http://www.kurzweilai.net/memorandum-for-members-and-affiliates-of-the-intergalactic-computer-network.
- J. C. R. Licklider, “The Computer as a Communication Device", Science and Technology, April 1968. http://memex.org/licklider.pdf

- Francesco Varanini, “Percorso di avvicinamento al Knowledge Management”, http://www.slideshare.net/fvaranini/francesco-varanini-knowledge-management-7-febbraio-2013
- Francesco Varanini, Dieci chili di perle In particolare i posti con i tag: ‘Come emerge la conoscenza’, ‘Cosa è il Web’, ‘Macchine per pensare’.
- Francesco Varanini, “Presentazione”, in Alberto De Toni. Andrea Fornasier, Guida al Knowledge Management, Il Sole 24 ore, 2012. http://www.bloom.it/2012/07/conoscenza-come-proprieta-emergente-un-avvicinamento-al-knowledge-management/?p=664


Esercitazione
Fare riferimento ad una azienda nota per esperienza diretta (ad esempio: nota perché ci si è lavorato) o indiretta (ad esempio perché se ne è letto in un libro o in articoli giornalistici).
Progettare di conseguenza un portale web 2.0 destinato a permettere a chi lavora in quell'azienda la condivisione delle conoscenze.

lunedì 8 luglio 2013

Decostruzione


Al di là del motivo immediato per il quale l'informazione è stata pensata, elaborata, gestita; al di là del buon fine della transazione che la riguarda, ovvero della sua sua 'certezza', l'informazione potrà risultare utile in futuro, quando meno ce lo aspetteremo, là dove meno ce lo aspetteremo.
Perciò -visto anche il costo tendenzialmente decrescente della memoria di massa- possiamo e dobbiamo conservare tutto. Indiscriminatamente, e senza porci problema di ridondanza.
La ridondanza non pone problemi: o la macchina riconosce le informazioni replicate come identiche, e le tratta come tali. O coglie lievi differenze, e queste differenze costituiscono di per sé informazione utile.
L'alibi consistente nel timore della ridondanza -alibi che finisce per giustificare il controllo, l'inaridimento, l'attaccamento alla struttura- mostra tutta la sua debolezza se si pensa che l'informazione, intesa come insieme di dati costruito in risposta a un bisogno di conoscenza di un preciso istante, di oggi o di ieri, è in sé irrilevante. Attraverso le informazioni strutturate potremo rispondere pienamente solo alle domande che ci siamo posti ieri, e in base alle quali abbiamo creato la struttura, definito il modello, connesso tra di loro i dati.
Il bisogno futuro sarà prevedibilmente diverso. Dunque non ci interessa in realtà l'informazione, ma i dati che sono serviti a costruirla. Qualunque cosa si conservi, stiamo conservando dati, la struttura attuale è sempre irrilevante
La ricchezza del patrimonio conoscitivo -non solo lascito per i posteri, diciamo per archeologi o storici di un lontano domani, ma base per costruire informazioni utilizzabili in un immediato futuro, per business, per gioco, o per un qualsiasi motivo- non sta dunque nelle informazioni in sé, non sta nelle strutture, non sta nella totalità, nell'ordine o nel controllo. Sta nei meri dati. Nei dati quali che siano: non si sa a priori quali dati serviranno: ogni e qualsiasi dato potrà risultare, connesso con altri dati di altre fonti, significativo.
I dati, però, chiusi in strutture, in modelli, forme, rischiano di risultarci invisibili e inutilizzabili. La loro fruibilità in quanto atomi di conoscenza
Avendo a disposizione dati strutturati in funzione della risposta a una domanda formulata nel passato, e volendo rendere invece i dati passibili di utilizzi futuri, oggi imprevedibili, dovremo quindi svolgere un lavoro di 'decostruzione': o privando da subito i dati dei legami con la struttura d'origine, immediatamente a valle del loro utilizzo all'interno della attuale procedura, o rinviando il lavoro di 'decostruzione' al momento futuro in cui l'informazione si rivelerà utile.
In ogni casi si tratta di accoppiare al dato metadati relativi alla sua origine, alla sua storia. In modo da renderlo utilizzabile a prescindere dalla struttura. Se, in origine, il dato 'parlava' perché era inserito in una struttura, in futuro dovrà parlare da solo.
La 'decostruzione', dunque, consiste nel trasferire la conoscenza relativa alla genesi e alla storia del dato dalla struttura complessiva ad un tag che accompagna il singolo dato. Non si tratta di cercare una completezza descrittiva. Altrimenti ricadiamo vittime del preconcetto che vuole l'informazione utile solo se ordinata e completamente descritta. Non credo si debba pensare perciò ad organizzare i metadati in una struttura, in una ordinata gerarchia. Si tratta, semplicemente, di conservare le informazioni disponibili sull'origine e sulla storia del singolo dato. In modo da rendere più efficace la sua interpretazione.
Questo è, in fondo, il senso dei tag Xml. E questa è, in fondo, la pratica che facciamo quotidianamente usando il motore di ricerca.
La struttura sarà ogni volta diversa: apparirà, di volta in volta, una narrazione-lettura-del-mondo differente -è questo il nuovo modo di leggere-. L’informazione grezza è data, ma non parla, parla solo per via di connessioni, strutture emergenti. 

giovedì 4 luglio 2013

Doug Engelbart: strumenti per aumentare l'umana intelligenza


Engelbart, durante il sevizio militare, tecnico radar alle Filippine, poco più che ventenne, legge   AsWe May Think, la lucida visionaria anticipazione di Vannevar Bush. Si laurea in ingegneria elettrica. Preferisce alla carriera accademica lo Stanford Research Institute, perché ha in testa questa idea. Ha trentacinque anni quando, agli inizi degli anni sessanta, l'idea è matura.
La richiesta di un finanziamento, nel 1962, è l'occasione per descrive il Conceptual Framework. La descrizione ci appare cinquanta anni dopo chiarissima, attuale. Ci parla del caos nel quale ci troviamo a vivere e lavorare. Caos di fronte al quale ci sentiamo a prima vista impotenti. Ci aiuta a capire come possiamo usare al meglio -per muoverci adeguatamente in questo caos- strumenti che ci sono ormai quotidiani, strumenti che in questo istante sto usando, strumenti dei quali non cogliamo ancora appieno le potenzialità ed il significato profondo.

By “augmenting human intellect" we mean increasing the capability of a man to approach a complex problem situation, to gain comprehension to suit his particular needs, and to derive solutions to problems. Increased capability in this respect is taken to mean a mixture of the following: more-rapid comprehension, better comprehension, the possibility of gaining a useful degree of comprehension in a situation that previously was too complex, speedier solutions, better solutions, and the possibility of finding solutions to problems that before seemed insoluble. And by "complex situations" we include the professional problems of diplomats, executives, social scientists, life scientists, physical scientists, attorneys, designers--whether the problem situation exists for twenty minutes or twenty years.
We do not speak of isolated clever tricks that help in particular situations. We refer to a way of life in an integrated domain where hunches, cut-and-try, intangibles, and the human "feel for a situation" usefully co-exist with powerful concepts, streamlined terminology and notation, sophisticated methods, and high-powered electronic aids.1

Leggo nel titolo di Engelbart, Augmenting Human Intellect, l'alternativa piena e liberante al programma nascosto nel provocatorio titolo di Norbert Wiener: Cybernetics, Control and Communication in the Animal and Machine. Non controllare, ma incrementare la capacità di stare-in-situazione. Non tramite una macchina capace di lavorare come l'uomo, ma tramite una macchina che si offre all'uomo come utensile.
In base a questo pensiero, in base a questa riflessione filosofica può iniziare il suo lavoro di laboratorio. Sei anni dopo presenterà a una platea stupita di ingegneri il primo Personal Computer.

1Douglas Engelbart, Augmenting Human Intellect: A Conceptual Framework, Summary Report Prepared for Direction of Information Science Air Force Office of Scientific Research, Stanford Research Institute, October 1962.

lunedì 1 luglio 2013

Facebook e la privacy: chiedere garanzie al nemico, o meglio andare altrove

Leggo su Facebook in questi giorni il post di diversi amici -sopratutto amiche, forse anche questo vuol dire qualcosa-. E' un testo standard.
"FB ha cambiato ancora una volta la sua configurazione della privacy! A causa della nuova “graphic app” qualunque persona in FB può vedere le tue foto, i tuoi “mi piace”, i tuoi commenti.
Voglio tenere privati i miei rapporti con te. Voglio pubblicare foto di familiari e amici senza che gli estranei vi abbiano accesso; questo succede quando i miei amici cliccano 'mi piace' o aggiungono commenti: automaticamente i loro amici possono vedere anche i nostri messaggi. Purtroppo non possiamo cambiare noi stessi questa configurazione perché FB l’ha configurata così."
Si chiede quindi di compiere una semplice operazione.
"Colloca il puntatore del mouse sul mio nome, senza cliccare; apparirà una finestra. Ora muovi il mouse su 'Amici', sempre senza cliccare, poi clicca su 'impostazioni' e apparirà una lista. Togli la spunta a 'avvenimenti importanti' e 'commenti a mi piace'. In questo modo, la mia attività tra me e i miei amici e familiari non diventerà pubblica."
Spero di aver corrisposto a questa richiesta tutte le volte che mi è stata rivolta. Condivido naturalmente il desiderio di riservare ad una cerchia ristretta certe informazioni, i gusti, le scelte, le appartenenze. 
Ma vorrei che si riflettesse anche sul paradosso implicito nella richiesta di amiche e amici.
Facebook è una società con scopo di lucro, e quindi persegue un proprio interesse, che è diverso da quello di ognuno di noi. Dal punto di vista di Facebook, ci sono ovviamente motivi per comportarsi come li comporta. Qualcosa, a proposito di cosa sta dietro la nuova graphic app, lo spiega bene qui Marco Bruschi. Invito tutti coloro che si mostrano seccati e indignati per l'agire di Facebook a leggere questo post
Facebook è una piattaforma fondata su una ideologia, su una scelta di fondo criticabile per principio: proporre un surrogato del Web, una versione semplificata. Il Web è un bene comune, Facebook è una imitazione accattivante di un bene comune. Facebook è un luogo dove qualcuno ci ospita, ma imponendoci le proprie regole di ospitalità. Da subito ci dice che può disporre di tutto ciò che pubblichiamo -sia pure dentro determinati vincoli, vincoli che però si riserva di modificare unilateralmente. (Ho cercato di esprimere questo mio punto di vista in questo post).
Abissalmente diverso è il Web: lì le regole sono frutto di una sia pur imperfetta scelta cooperativa. Numerosi sono sul Web i luoghi dove possiamo 'postare' testi che esprimono le nostre opinioni, e foto, e qualsiasi altro oggetto di conoscenza, luoghi che possiamo rendere accessibili solo a chi vogliamo noi.
Muoversi nel Web, creare luoghi riservati, richiede un minimo di conoscenza e di attenzione. Ma dobbiamo pur conoscere la macchina se vogliamo usarla consapevolmente.
Non dico quindi di non usare Facebook. Dico di usarlo con cautela. Se tutti sono su Facebook, sto lì anch'io. Ma nessuno mi obbliga a pubblicare su Facebook i miei dati personali. Nessuno mi obbliga a mettere lì le foto dei miei cari o dei miei amori segreti. Posso ben usare Facebook per rimandare i miei amici in altri luoghi del Web, più protetti, luoghi costruiti secondo le mie esigenze, dove io stesso posso decidere chi accede, e anche stabilire regole di accesso diverse da caso a caso, a seconda dei materiali e delle persone. 
Usiamo Facebook come vetrina. Se su Facebook tutto è pubblico, basta saperlo, e scegliere cosa vogliamo rendere pubblico, tramite questa vastissima arena.
Se invece per comodità o semplicità finiamo per mettere su Facebook cose che per noi hanno valore, non credo che abbiamo molto di cui lamentarci. Mark Zuckenberg ha creato Facebook per speculare sulla nostra pigrizia. Sta a noi non mettere nelle sue mani roba che vorremmo tenere riservata.