giovedì 9 novembre 2017

Trivial vs non-Trivial Machines


Heinz von Foerster: fisico e filosofo, viennese, vicino al Circolo di Vienna e alla lezione di Wittgenstein, è negli Stati Uniti dala 1949. Leggendo von Foerster appare anche evidente come quella disciplina che Wiener e von Foerster chiamavano Cibernetica trovi nell'Informatica la sua prosecuzione - e anche il suo inveramento: sta a noi cogliere la continuità tra le macchine ideali che von Foerster -nella scia di Turing- immaginava e le macchine informatiche di cui oggi disponiamo.
Von Foerster distingue le Trivial Machines dalle Non Trivial Machines.

Banale, rozzo, triviale
Conosciamo l'argomento tramite la formulazione in inglese, ma non è irrilevante ricordare che von Foerster negli oltre cinquant'anni vissuti negli Stati Uniti continuò a scrivere in tedesco: Triviale Maschine vs. Nicht Triviale Maschine.
La traduzione italiana invalsa nell'uso è Macchine Banali e Macchine Non Banali. Mi pare che la scelta sia dovuta a Gianluca Bocchi, che firma le traduzioni dall'inglese e dal francese de La sfida della complessità (a cura di Gianluca Bocchi e Mauro Ceruti, Feltrinelli, 1986,  poi Bruno Mondadori, 2007), che contiene il saggio di von Foester "Cibernetica ed epistemologia: storia e prospettive".
Gianluca Bocchi è un amico. Gli chiederò il perché della sua scelta. Probabilmente per tenersi lontano da senso deteriore assunto dall'espressione in italiano: 'disgustoso', 'volgare'. 'sguaiato'.
Meglio forse sarebbe stato dire anche in italiano triviale. Così del resto -machines triviales- traduce Edgar Morin, nonstante anche in francese trivial abbia aaggiunto al senso originario lo stesso sento deteriore che troviamo nell'italiano.
Ma la parola tecnica è definita dallo scienziato . Che ha in mente l'origine del termine. In latino trivialis rimanda alla formazione medievale, scolastica, dove il trivium è il ciclo di formazione elementare, preparatorio e gerarchicamente inferiore rispetto ad quadrivium. Macchine elementari, dunque. O forse meglio rudimentalirudimentum: 'primo ammaestramento', da rudis, 'rozzo'.
Banale, invece, è il francese banal: 'che appartiene a qualcuno in forza di ban (bando) emanato dal signore feudale'. Abbandonare è il francese à ban donner, 'mettere a disposizione'.
Troviamo la banalità sia nel vocabolario inglese che nel vocabolario tedesco. E' significativo notare che anche Hannah Arendt - come tanti altri illustri emigrati negli States di lingua madre tedesca, continua a a scrivere in tedesaco. Nel 1963 pubblica un libro gli articoli scritti per il NewYorker a proposito del processo con il quale viene giudicato a Geruslalemme l'Obersturmbannführer delle SS Adolf Heichman. Intitola: Eichmann in Jerusalem. Ein Bericht von der Banalität des Bösen.
Banality of Evil, banalità del male, e così anche in francese e spagnolo: in ogni lingua banalità sta qui a significare la caratteristica distintiva che Arendt riconosce nel male perpetrato dai nazisti: la banalità è inconsapevolezza delle proprie azioni, la mancata assunzione di responsabilità di chi si nasconde dietro una norma o una regola. 
Non è questo il senso del trivial di von Foerster.

Trivial vs. no-trivial
L'opposizione è proposta da von Foerster in vari luoghi. Cito da "Future and the Future of Perception" (articolo di von Foerster apparso in Instructional Science, 1 (1), 1972, pp. 31–43; poi in von Foerster, Understanding Understanding: Essays on Cybernetics and Cognition, Springer, 2003, p. 209).

A trivial machine is characterized by a one-to-one relationship between its “input” (stimulus, cause) and its “output” (response, effect). This invariable relationship is “the machine.” Since this relationship is determined once and for all, this is a deterministic system; and since an output once observed for a given input will be the same for the same input given later, this is also a predictable system.
Non-trivial machines, however, are quite different creatures. Their input-to-output relationship is not invariant, but is determined by the machine’s previous output. In other words, its previous steps determine its present reactions. While these machines are again deterministic systems, for all practical reasons they are unpredictable: an output once observed for a given input will most likely be not the same for the same input given later.

Ad esempio, ci dice von Foerster, i bambini, creature meravigliose, impossibili da prevedere, mostrano attraverso le loro strane domande il loro essere macchine non banali. Rischiano però di divenire macchine banali a causa del sistema educativo, che un vero e proprio apparato di banalizzazione. (L'esempio acquista più senso se si ricorda il significato originario di triviale).
Ma è non triviale anche la macchina di Turing.

A trivial machine is characterized by its fixed input-output relation, while in a non-trivial machine (Turing machine) the output is determined by the input and  its internal state.

(Von Foerster, "Keynote address at the Fall Conference of the American Society for Cybernetics, Dec. 9, 1971, in Washington, D.C.", Journal of Cybernetics, 2 (2), 1972, pp. 1–6, Von Foerster, Understanding Understanding, cit., p. 196. Vedi anche "For Niklas Luhmann: "How Recursive is Communication?", pp. 305 e segg.).

Distinguere nel non triviale
Le Macchine Non Triviali "dipendono dalla storia" e "sono imprevedibili". (Von Foerster, "Cibernetica ed epistemologia: storia e prospettive", in Bocchi e Ceruti (a cura di), La sfida della complessità, Feltrinelli, 1986, ed. Bruno Mondadori, 2007, p. 107). L'output della Macchina di Turing, ci ricorda Von Foerster, "dipende dalla storia", è ricorsivo: ogni calcolo dipende dal risultato dei calcoli precedenti.
Von Foerster ci suggerisce di "sviluppare un'epistemologia che prenda in considerazione la non trivialità di qualunque cosa con si abbia che fare". (Von Foerster, "Cibernetica ed epistemologia: storia e prospettive", in Bocchi e Ceruti, cit, p. 108).
Insomma, una macchina costituita da un interruttore schiacciando il quale si accenda una lampadina è banale. Il motore di un'automobile (privo di elettronica) è una macchina triviale.
Purtroppo, però, la distinzione ci è di scarso aiuto. Von Foerster ci fa saper che un bambino, l'universo, la macchina di Turing, un qualsiasi computer, una infrastruttura tecnologica - tutte queste sono macchine non triviali. Troppa roba.
Von Foerster apre una strada. Ma di strada ce n'è molta da fare. Dovremo scavare nella vasta classe delle macchine non triviali. Dovremo, in cerca di senso, distinguere tra una macchina non triviale e l'altra.
Una epistemologia che pretende di abbracciare in un unica classe i comportamenti di terapisti familiari e il funzionamento ricorsivo di un computer, non ci serve a molto. Il rischio di ridurre il comportamento di una macchina non triviale -l'essere umano- al comportamento di un'altra macchina non triviale -la macchina di Turing- non è trascurabile.
Von Foester appartiene alla generazione di coloro che, abbagliati dalla novità della computazione,  divennero più realisti del re, finendo per livellare in basso l'essere umano, assimilandolo a macchine forse non più triviali, ma ancora poco più che triviali. La ricorsività sarà pure un feed-forward, qualcosa di più da un triviale feed-back. Ma l'interazione dell'uomo con l'ambiente è enormemente più complessa.
Il rischio che si corre è quello della profezia che si autoavvera: i comportamenti dell'essere umano saranno sempre più simili a quelli di un computer. Questo accadrà se si cessano di osservare i comportamenti umani differenti da quelli dei computer; e se, in aggiunta, abbagliati da una definizione del comportamento di ogni macchina non triviale desunta dal comportamento del computer, si progettano ambienti digitali che impediscono all'essere umano di manifestare la propria originale non trivialità.