giovedì 6 marzo 2025

Macchinismi computazionali e intelligenza

Computing Machinery and Intelligence: l’articolo di Alan Turing apparso nell’ottobre 1950 sulla rivista 'Mind'. Turing afferma in apertura: “I propose to consider the question: Can machines think?’". La definizione intelligenza artificiale viene coniata cinque anni dopo. Ma l’intero campo di ricerca discende da qui. Dove già nel titolo si propongono le parole chiave: macchina, computazione, intelligenza.

L’articolo, citatissimo, non è in realtà stato letto e studiato abbastanza. Per lo più è noto attraverso riassunti e letture di seconda mano, che presentano interpretazioni scolastiche e semplificate. L’impressione lasciata da queste sintesi appiattisce il senso, tanto da renderne inutile la lettura.

Leggete l’articolo da soli. Se l’avete già letto, rileggetelo. E' chiarissimo, e che ci parla più incisivamente delle prefazioni e dei commenti che lo accompagnano- illumina le stanche e ripetitive discussioni presenti. Non lasciatevi fuorviare dagli 'esperti' che vogliono darvi ad intendere che senza la loro mediazione non potrete comprendere: si capisce tutto molto bene.

Arriverete così a ragionare con la vostra testa sull’affermazione che si trova verso la fine: “We may hope that machines will eventually compete with men in all purely intellectual fields”. Potrete allora chiedervi: condivido questa speranza? Mi riconosco in questo progetto? In cosa il mio pensiero si differenzia da quello di Turing e dei suoi più o meno consapevoli seguaci?

L’articolo, è reperibile con estrema facilità sulla Rete in lingua originale, e in italiano, gratis. Ma ben venga una nuova edizione. Ne è uscita di recente una presso Einaudi, a cura di Diego Marconi.

La traduzione di Marconi è nuova. Ma il titolo - Macchine calcolatrici e intelligenza - resta lo stesso che appariva nella prima traduzione italiana dell'articolo, nell'antologia La filosofia degli automi, a cura di Vittorio Somenzi, Boringhieri, 1965. Il titolo resta uguale nella successiva edizione della raccolta: La Filosofia degli automi. Origini dell’intelligenza artificiale, a cura di Vittorio Somenzi e di Roberto Cordeschi, Boringhieri, 1986, ristampata con prefazione di Damiano Cantone, Mimesis, 2022.

Macchine calcolatrici e intelligenza è un titolo sbagliato. Era un titolo sbagliato nel 1965, nel 1986, nel 2022, e a maggior motivo lo è oggi.

Macchine calcolatrici evoca macchine ben più semplici del calcolatore elettronico. Ma anche l'espressione calcolatore elettronico, che pure Marconi usa nella postfazione dell'edizione Einaudi, è datata e fuorviante.  Principalmente per un motivo: si nasconde la differenza, tra 'calcolo' e 'computazione'

Turing ammette che la assoluta calcolabilità - la descrizione del mondo logico-formale, esatta e priva di equivoci - è inattingibile. La sua risposta a questa impossibilità sta nel definire un universo più ristretto, dove i problemi che la calcolabilità impone sono assenti per definizione: l'universo della computazione.

E' importante discutere e confrontarsi. Ma ogni confronto sarà impossibile se tramite un titolo sbagliato, o chissà volutamente fuorviante, si nega l'argomento del contendere.

Invito quindi a leggere l'articolo di Turing immaginandolo intitolato Macchine computanti e intelligenza. O Macchine computazionali e intelligenza. O Macchinismi computazionali e intelligenza. O, tout court Computer e intelligenza.

giovedì 6 febbraio 2025

'Beyond cyborgs: the cybork idea for the de-individuation of (artificial) intelligence and an emergence-oriented design', articolo apparso su 'AI & Society', 1 febbraio 2025


Cosa è Cybork? Chi è Cybork? Dove sta Cybork


Cybork è Bildung; è complessità irrisolta; forma emergente; sistema sociotecnico; insieme di relazioni, processi, configurazioni fluide e comportamenti. 

Vedevamo distinzioni tra esseri umani e tecniche, strumenti; tra attori e rete; tra enti e loro agire. Nell'immagine del Cybork questi confini convenzionali sfumano fino a cessare di esistere. 
L'immagine del Cybork attingibile resterà approssimativa. 
Il Cybork è incalcolabile; non riducibile ad una descrizione computazionale. Intravvedere il Cybork significa avvicinarsi a scoprire il senso che sta oggi dietro le parola lavoro, dietro la parola work. Avvicinarsi al Cybork significa accettare la stessa nostra appartenenza al sistema che intendiamo osservare e descrivere. 
Accettare il Cybork significa accettare i limiti dello sguardo individuale, sapendo che c'è sempre qualcosa che non siamo in grado di vedere e di percepire. 
Scrivere a proposito del Cybork insieme ad altri umani, prendendo in considerazione altri testi scritti in precedenza da umani, è accettare di essere parte di un Cybork

Questo è ciò che penso in questo istante. 
Essendo il concetto di Cybork complesso, emergente, sfuggente, in un altro istante potrei pensare qualcosa di differente.  

Ringrazio Federico Cabitza -che per primo ha 'visto' il Cybork: con lui ho scritto un precedente articolo a questo proposito- per avermi invitato a partecipare a questo lavoro. Ringrazio Chiara Natali e David Gunkel per il lavoro svolto insieme, lavoro che ha trovato punto di incontro nel testo di questo articolo.
Non pretendo certo che nessuno di loro condivida appieno il mio pensiero, ma spero in nuove convergenze in articoli futuri. 

Per quanto mi riguarda sto ragionando sulle sostanziali differenze che secondo me distinguono il Cybork da altri concetti in apparenza simili: la Human–AI interaction as System 0 Thinking: e la Human-AI Coevolution. E sto scrivendo un articolo -che pubblicherò su Stultifera Navis dove spero di riuscire a mostrare i limiti della Actor Network Theory di Bruno Latour. Limiti che risultano evidenti alla luce di quella che mi appare la svolta chiave del pensiero dello stesso Latour, svolta che trova manifestazione nel suo libro Aramis ou l'amour des techniques. Credo infatti Aramis sia un esemplare Cybork.