martedì 3 agosto 2010

Coartata scientia iucunda non est. Ovvero: Nulla è superfluo nel costruire conoscenza

Mi è tornata in mente la frase di Ugo da San Vittore, filosofo e teologo vissuto attorno al 1100, dal mio punto di vista soprattutto maestro di quella disciplina che oggi chiamiamo ‘Knowledge Management’.
Rivolgendosi ai suoi studenti, scriveva Ugo nel suo Didascalcon: "sed dicis: ‘multa invenio in historiis, quae nullius videntur esse utilitatis, quare in huiusmodi occupabor?’ bene dicis. multa siquidem sunt in scripturis, quae in se considerata nihil expetendum habere videntur, quae tamen si aliis quibus cohaerent comparaveris, et in toto suo trutinare coeperis, necessaria pariter et competentia esse videbis. alia propter se scienda sunt, alia autem, quamvis propter se non videantur nostro labore digna, quia tamen sine ipsis illa enucleate sciri non possunt, nullatenus debent negligenter praeteriri. omnia disce, videbis postea nihil esse superfluum. coartata scientia iucunda non est."
Spero che abbiate provato a capire, guidati magari dal ricordo di studi lontani, e comunque dalla curiosità e dal fiuto. È proprio quello che Ugo si aspetta da noi. Comunque ora vi propongo una traduzione: “Qualcuno potrebbe dire: ‘Trovo molte cose nella storia sacra che non sembrano essere di alcuna utilità; perché dovrei occuparmene?’. Rispondo dicendo che vi sono effettivamente nella Bibbia molte informazioni che considerate in se stesse non sembrano avere interesse particolare, eppure se le si mette in relazione con altre con le quali sono strettamente connesse e si prende attentamente in esame tutto il complesso, ci si accorge che anch’esse erano convenienti e necessarie. Alcune cose devono essere conosciute in se stesse, altre, sebbene non sembrino meritare le nostre fatiche, non devono affatto essere trascurate per negligenza, poiché senza di esse nemmeno le prime possono venire conosciute profondamente. Impara tutto, ti renderai conto dopo che nulla è superfluo. Una conoscenza limitata non dà piacere.”
Ciò che per Ugo riassumeva la historia, era la Bibbia, il libro dove tutto è scritto. Noi, allo stesso modo, ci affacciamo sul Word Wide Web, questa immensa galassia che tutto potenzialmente contiene. Molte informazioni ci appaiono prive di qualsiasi utilità. Eppure se le poniamo in relazione con altre, e prendiamo consapevolezza della rete che ne emerge, ci accorgiamo che è così che si costruisce conoscenza. La capacità sta nel dar valore ai segnali deboli, alle circostanze apparentemente casuali che ci spingono a tentare nuove connessioni. Del resto, è così che funziona la nostra mente.
Ugo ammoniva i suoi studenti, e anche noi: “Prendi in considerazione tutto, vedrai che poi nulla è superfluo”.

(Il Didascalicon lo trovate qui.
Devo il mio interesse per il Didascalicon a Ivan Illich (In the Vineyard of the Text. A Commentary to Hugh’s Didascalicon, Les Editions du Cerf, Paris, 1991; trad it. Nella vigna del testo. Per una etologia della lettura, Milano, Raffaello Cortina Editore 1994).

1 commento:

  1. Insomma tutto è già stato detto... non resta che attingere a piene mani da Ugo da San Vittore e dal web.
    La conoscenza è frutto di curiosità, attenzione anche alle piccole cose, inutili? Forse, ma chissà domani.
    Quando da piccina, sotto il tavolo di mia nonna sarta cercavo gli spilli con la calamita non pensavo certo che un giorno avrei potuto paragonare quella ricerca a quella che oggi faccio: "spilli" apparentemente insignificanti ma che poi mi sarebbero venuti necessari.
    Lo spillo punge, ma anche tiene insieme due lembi, congiunge, connette, forma.

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