giovedì 5 febbraio 2015

Lasciate perdere la Search Engine Optimization (SEO) e i suoi sacerdoti

Mettetevi nei panni di un autore: pensate davvero che l’unico modo per fare conoscere un vostro libro sia necessario vederlo apparire nelle grandi librerie, sul bancone delle novità, in cima alla pila?
Se avete bisogno di immaginare il vostro libro sul bancone delle novità, in cima alla pila, allora fate bene a fidarvi di chi vi viene a parlare di SEO, Search Engine Optimization.
Questi esperti, questi piccoli guru, SEO, Search Engine Optimizer, vi diranno che, scritto un post sul vostro blog, prima di pubblicarlo sul Web, dovrete fare cose contrarie al senso comune, cose come una preghiera salmodiata in una lingua sconosciuta, preghiera rivolta al Dio Google, perché abbia pietà di voi. E altrettanto vi diranno i SEO, Search Engine Optimizer, a proposito delle pagine del vostro sito aziendale, acciocché vengano lette: dovrete adempiere a un rito, impetrare la grazia, adorare il totem, Dio Google, compiendo azioni di cui a voi, poveri umani, non è dato di capire il significato.
E vi accadrà allora che spaventati, voi piccoli uomini, di fronte all’insensatezza di ciò che vi si propone, timorosi di non saperlo far bene -come muoversi a Dio piacendo tra SERP, SEM e SEA-, consapevoli di come sia improbabile che Dio Google ascolti la vostra povera voce, vi affiderete a lui, il SEO, Search Engine Optimizer, sacerdote del culto, adoratore professionista di Dio Google, e gli direte: fai tu per noi, noi abbiamo scritto povere parole, aggiungi loro ciò che Dio Google vuol sentirsi dire per farci apparire in Alto Sulla Prima Pagina, sull’altare di questa Imprescindibile Esigenza cambia le nostre stesse parole se necessario. Non abbandonarci, ti prego, soccorrici, SEO, Search Engine Optimizer.
Perché, vi diranno, non conta quello che avete scritto, conta invece ridire ciò che voi avete scritto con troppo povere e sincere parole in un linguaggio ben accetto a Dio Google. Vi diranno che è peccato mortale non aggiungere keyword e description, invocazioni a Dio Google. Vi diranno che quello che avete scritto è troppo lungo o troppo breve. E vi diranno che avete usato le parole sbagliate. E vi diranno cosa dovete scrivere in neretto e cosa no. E vi diranno che è indispensabile aggiungere alle parole che avete scritto una immagine. E vi spiegheranno che comunque è vano considerarsi sulla retta via. Poiché Dio Google è irascibile, il suo umore sottile ed instabile, le sue ire e i suoi malumori rischiano di costantemente di scatenarsi. Poiché Dio Google, vi spiegheranno ancora i SEO, Search Engine Optimizer, vuole essere ingannato, ma è impossibile a noi umani dire fino a che punto. Cosicché, vi diranno i SEO, Search Engine Optimizer, non ci resta che vivere timorosi e succubi, in ogni istante paventando la tremenda punizione: l’Abbassamento Del Ranking.
E così voi che vi siete avvicinati al Web inizialmente con timore, ma in fondo con fiducia, considerandolo un luogo dove essere se stessi, luogo dove è finalmente possibile far ascoltare la propria voce, voi alla pari su questo nuovo terreno, alla pari del grande giornalista della grande testata, o del Pentagono o della Coca Cola, e così voi che vi siete avvicinati con fiducia al Web vi ritroverete succubi di un giudicante Grande Fratello.
E così finirete per dimenticare i lettori ai quali intendevate rivolgervi con ill vostro blog, finirete per dimenticare i clienti ai quali intendevate rivolgervi tramite il sito della vostra azienda; finirete considerare misura della bontà delle parole che avete scritto, o della vostra offerta commerciale, il giudizio insondabile del Dio Google: ciò che è bello e che è buono, il bene, è ciò che è premiato dal Sacro Ranking, il posto in Alto Sulla Prima Pagina.
E così potrete trovarvi a considerare troppo selvaggio e terribile questo costante, istantaneo confronto con il terribile giudizio del Dio Google, e vi troverete forse a preferire un mondo più protetto, dove le regole appaiono più semplici e dove si è costantemente condotti per mano, e abbandonerete allora il Web, e troverete conforto in Facebook. Vi apparirà semplice e confortevole usare le modeste opzioni offerte, vi troverete a vostro agio nello scrivere brevi post. Liberati dalla necessità di aggiungervi description e keyword. Al posto del giudizio terribile del Dio Google il più confortevole ‘mi piace’ degli amici. Al posto del difficile tentativo di essere se stessi -il vostro blog posto alla pari del sito del grande giornale; il vostro sito che si confronta con il sito della Coca Cola- il ben più facile gioco del dichiararsi follower, seguaci di qualcun altro.
E così, confortati dalle regole che Facebook vi impone, esperti ormai della gestione del vostro profilo personale, compierete il passo: aprirete una pagina. Ed ecco che allora il SEO, Search Engine Optimizer, verrà a trovarvi, con un altro nome sul biglietto da visita, e vi spiegherà che anche qui, anzi, più chi che nel Selvaggio Web, c’è un Dio che governa il mondo e che gode dell’insindacabile diritto di determinare chi vedrà la vostra pagina e chi no. E vi dirà che le leggi del Dio Facebook sono imperscrutabili e saggiamente astruse. E vi dirà che il Dio Facebook ha ora un nome più preciso, Dio Facebook For Business. E vi dirà che voi non potete capire, ma per vostra fortuna c’è lui, sacerdote del culto, lui pronto a dirvi cosa fare e come farlo.
Amici, lasciate perdere chi vorrebbe insegnarvi come fare, chi vorrebbe imporvi di andare contro il vostro fiuto e il vostro buon senso, lasciate perdere chi vuol farvi apparire difficile ciò che è facile, lasciate perdere gli ‘esperti’ che vogliono farvi apparire necessaria la loro mediazione, lasciate perdere chi vuole imporvi Regole Astruse Definite ed Imposte Dalla Macchina-Dio.
Il World Wide Web è il contrario di tutto questo. Il Web è un’altra cosa. E’ nato per permettere ad ognuno di essere se stesso. Il Web è nato per dare spazio a chi impara facendo. Ricordate, amici, che, dopotutto, scrivete per qualcuno che forse vi leggerà, non per Dio Google.
Ricordate che state cercando qualcuno che legga le cose interessanti che avete scritto. State cercando qualcuno che compri i vostri prodotti, che si distinguono per la loro qualità e la loro originalità. Questi lettori e questi potenziali clienti sono persone intelligenti, che non si fermano alla prima riga del motore di ricerca!
Adeguando il nostro modo di comunicare a ciò che Dio Google vorrebbe imporci, adeguandoci a ciò che i Sacerdoti SEO ci consigliano, rendiamo i nostri testi più standard, più normali; depotenziamo la nostra offerta, e quindi, in fin dei conti, diminuiamo le possibilità di raggiungere quei lettori che sono interessati proprio a ciò che di nuovo e di originale -non standard, non normale- noi proponiamo.
Amici, potrà anche capitarvi di parlare al vostro SEO della tesi che ho appena sostenuto -certo è una cosa che avevate già pensato da soli-. E’ probabile allora che il vostro SEO vi dica: ‘Certo, è la teoria della coda lunga’. Ed è possibile che continui a parlare cercando di spiegarvi con i giusti paroloni ciò che sapevate già, per arrivare a dirvi che sì, è vero, ma serve sempre la guida dell’‘esperto’.
Di fronte a questi paroloni, che di frequenti mi capita di ascoltare, mi consolo sempre con quelle parole di Stendhal, che sintetizzano in anticipo qualsiasi teoria delle code lunghe: "J'écris pour des amis inconnus, une poignée d'élus qui me ressemblent: les happy few”.
Scrivo per degli amici sconosciuti, un pugno di eletti che mi assomigliano: i pochi felici. Questo è il Web. Alla fin fine, ho ragione: perché nello scrivere e nel pubblicare questo testo non ho utilizzato nessuno strumento di Search Engine Optimization: nessuna description, nessuna keyword, nessuna immagine. Non ho neanche scandito il testo in paragrafi con titoli in neretto. Eppure voi mi state leggendo.

Le sacre regole dettate da famosi SEO dicono che è sbagliato e sconveniente pubblicare lo stesso testo su due siti diversi. Violo consapevolmente la regola pubblicando su www.bloom.it e qui, su diecichilidiperle.blogspot.com.




1 commento:

  1. ​Ben detto. Gli esperti disabilitanti (cf. Illich) sono sempre in agguato. Go​​ogle si inventò il pulsante "mi sento fortunato" (che indirizza alla prima pagina recuperata come risultato della ricerca). Nata come feature autoironica, ora è divenuto presto un "mi faccio manipolare meglio". O un "rinuncio a scegliere" ed è mantenuto, nonostante il bassissimo utilizzo, come nostalgico monito, penso, alla essenza della ricerca perfetta (affidati completamente a dio Google).

    Propongo una petizione affinché Google inserisca un pulsante che riporti una pagina di risultati selezionati totalmente a caso dal mare magnum del Web, senza pagerank. Un pulsante del genere dovrebbe chiamarsi "mi sento esploratore" o "lasciami scoprire, grazie"...

    RispondiElimina