mercoledì 14 giugno 2017

What is Digital. Ma perché non dire Numerico?

Troppo spesso finiamo per dare per scontate le parole che usiamo. E poi, non mi stancherò di ripetere che per chi non è nato nella lingua inglese, le parole inglesi non possono risuonare con pienezza.
Finiamo così vittima di una sorta di esotismo tecnologico: il passaggio attraverso una lingua che non è la nostra ci penalizza, impedendoci di comprendere
Being Digital, il saggio di Nicholas Negroponte, esce nel 1995.1 Segna un punto di svolta. Il termine digital esce dal lessico tecnico dell'Informatica e della Computer Science per entrare definitivamente nel linguaggio comune.
Digital: un aggettivo che distingueva un tipo di macchina da un altra. Tra gli Anni Trenta e gli Anni Quaranta due possibili progetti di computer si contrapponevano: Digital Computer e Analog Computer. Mentre l'Analog Computer lavora rilevando in continuo l'andamento di un processo, il Digital Computer lavora su dati convertiti in numeri binari (number expressed in the binary numeral system), cioè sotto forma di stringhe di 0 e 1. L'Analog Computing non è scomparso, ma le macchine che conosciamo e usiamo sono Digital Computer, fondati sull'idea astratta di Alan Turing -Turing Machine- e sull'architettura di von Neumann: macchine digitali.
Ora però, negli Anni Novanta, si parla di digital non più solo a proposito di macchine, ma di persone. Gli esseri umani stessi sono invitati ad essere digital. Scrive Negroponte: fino ad ora l'uomo è vissuto in un mondo fisico, circondato da cose materiali. Ora dobbiamo prepararci a vivere in mondi virtuali.
I bits -le unità minime di informazione, espresse in binary code- stanno rapidamente sostituendo le cose fatte di atomi. Se muoveremo bits, not atoms, nota Negroponte, la vita di noi esseri umani, costantemente interfacciati con computer, interconnessi l'uno all'altro tramite computer, non sarà mai più quella di prima.

Being Digital è la raccolta delle rubriche scritte da Negroponte su Wired, monthly magazine che Negroponte stesso ha contribuito a fondare nel 1993. Wired profetizza l'imminente avvento di una Digital Revolution. Il magazine ha sede a San Francisco, a poche miglia dalla Stanford University, e da quell'area che in quegli anni si iniziava a chiamare dalla Silicon Valley. Siamo cioè nel cuore di quella zona dove stanno nascendo, al contempo, una new technology, una new culture e una new economy.
Being Digital ha una immediata diffusione planetaria. Nello stesso 1995 è tradotto in tedesco, in francese, in italiano, in spagnolo. L'edizione giapponese è del 2001.
Negroponte, figlio di un ricco armatore greco, giovanissimo, ventiquattrenne, dirigeva già nel 1967
l'Architecture Machine Group presso il Massachusetts Institute of Technology, laboratorio e think tank destinato allo studio dell'human-computer interaction. Per proseguire ed approfondire la ricerca nel 1985, Negroponte fonda presso il MIT, assieme a Jerome B. Wiesner, il Media Lab.
Media è, inglese come in latino, plurale di medium. Media, treated as singular or plural, può voler dire 'main means of mass communication (broadcasting, publishing, and the Internet) regarded collectively'. Ma non è questo il senso inteso da Negroponte.

Negroponte riprende il concetto da Marshall McLuhan, filosofo e semiologo canadese che nel 1964 aveva pubblicato Understanding Media.2 Per McLuhan medium è sinonimo di technology. Un medium è "any new technology". Famoso l'esempio della lampadina: "a light bulb creates an environment by its mere presence."3 E' un mezzo - o tecnologia. E come ogni mezzo o tecnologia ha un effetto sociale. Ogni mezzo o tecnologia porta con sé un 'messaggio'. "The 'message' of any medium or technology is the change or scale or pace or pattern that it it introduces into human affairs."4 La light bulb consente agli esseri umani di trasformare in spazio vivibile il buio del la notte. Analogamente ha cambiato il modo di vivere dell'uomo ogni altro nuovo mezzo, o tecnologia: il treno e l'automobile e la radio e la televisione.
Ancora più significativo appare il cambiamento dell'human environment causato dalla pervasiva presenza di computer, connessi tra loro e legati da interfacce agli human beings.
Siamo fin troppo abituati a sentir dire digitale. Così la traduzione francese del titolo di Negroponte
-L'homme numérique- ci spiazza; ci sorprende ed interroga. Non siamo abituati a sostituire digital con numeric. Si sa che i francesi si impongono di tradurre l'inglese - così software è logiciel. Ma mentre logiciel rende solo parzialmente il senso dell'originale, numérique ci appare traduzione del tutto corretta, ed anzi ci riallaccia alla storia che sta nascosta dietro il digitale.

Parliamo di Digital Computer perché la macchina funziona per mezzo di codici espressi tramite due cifre, 0 e 1. Ma in realtà nella parola digit non c'è nessun riferimento alla numerazione binaria.
Digitus significa in latino 'finger'. Da digitus: l'italiano dito, lo spagnolo dedo, il francese doigt. Digitalis significa ‘di un finger’, ‘della dimensione di un finger’, ‘della forma di un finger’. Prende questo nome anche una pianta che ha la forma di un finger.
L'origine sta nella radice indoeuropea deik, che ha il senso di 'indicare', 'mostrare', 'to point out'. Da questa radice anche il sanscrito dic-, il greco antico deiknynai e il tedesco zeigen, verbi che significano 'mostrare', 'to show'. E ancora, dalla stessa radice, il verbo latino dicere 'to say', 'speak'.
Forse dalla stessa radice deik anche toe.
Finger deriva invece dal proto-germanico fingraz, probabilmente da una radice indeuropea penkwe, che significa 'cinque'. Cinque come le dita della mano. Usando le dita delle nostre mani -con dieci dita, con cinque, o con due- l'uomo ha imparato a far di conto.
Puntando il dito noi esseri umani distinguiamo l'io dal tu e dalle altre persone, e indichiamo gli stati del mondo, le cose che abbiamo intorno.
E poi, con le nostre mani, costruiamo utensili, attrezzi, strumenti.

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1Nicholas Negroponte, Being Digital, Knopf, New York 1995. German translation: Total digital: die Welt zwischen 0 und 1 oder die Zukunft der Kommunikation, Bertelsmann, München, 1995.French translation: L'homme numérique, Laffont, Paris, 1996. Italian translation: Essere digitali, Sperling & Kupfer, Milano, 1995. Spanish edition: Ser digital, : Editorial Atlántida, Buenos Aires, 1995. Chinese translation: ビーイング・デジタル - ビットの時代 新装版 [Digital Revolution], New Taipei (Taiwan) 1997. Japanese edition: [Being Digital: The Bit Era], Asukī, Tōkyō, 2001. Audiobook: Nicholas Negroponte; Penn Jillette, Being Digital, Random House Audiobooks, New York, 1994.
2Marshall McLuhan, Understanding Media. The extension of Man, MacGrow Hill, New York, 1964.
3Marshall McLuhan, Understanding Media, p. 8.
4Marshall McLuhan, Understanding Media, p. 8.

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