Invece di parlare, spesso a vanvera, dell'alta cultura offesa dall'inattendibilità di Wikipedia, sarebbe sensato ragionare così: "Se trovo una voce di Wikipedia che secondo me non va bene, faccio quello che posso per migliorarla".
Personalmente, sono davvero stufo di sentir ragionare sui limiti di Wikipedia. Certo, meglio Wikipedia in inglese. Ma le resistenze ed i pregiudizi di chi critica Wikipedia, non a caso, non riguardano solo l'edizione italiana. Prendiamo dunque per buono il solito confronto tra l'Encyclopaedia Britannica e Wikipedia in inglese.
Si dice che l'Encyclopaedia Britannica è autorevole, scritta dai più rinomati esperti. Non metto in dubbio la grande qualità di questo monumento della cultura - nonostante, come è noto, l'opera sia stata oggetto di fondate critiche. Non considero qui il vantaggio di una enciclopedia on line rispetto ad una enciclopedia cartacea: facilità di aggiornamento, facilità di ricerca, possibilità di puntare a quello che veramente mi serve sapere ora, andando a mirare con il motore di ricerca anche all'interno di una singola voce. Non considero neanche vantaggioso il costo zero per chi consulta: ora, almeno entri certi limiti, si possono consultare gratuitamente voci dell'Encyclopaedia Britannica – e potrebbe anche darsi che in futuro imprescindibili esigenze di copertura dei costi rendano più stringente la richiesta di sostegno a Wikipedia.
Restano, al di là di tutto questo, abissali differenze.L'Encyclopaedia Britannica, frutto di una tradizione millenaria, si fonda sull'idea dell'autorità. L'autorevolezza, non più presa pigramente a scatola chiusa, appare come problematica autorevolezza. Ho motivo di fidarmi davvero del Grande Fratello onniscente che ha attribuito al miglior esperto del mondo il compito di redigere la voce dell'enciclopedia? Come si fa a s coprire chi è il miglior esperto, il più accreditato? Non è forse il sapere in continua evoluzione? Come posso fidarmi del fatto che l'autore citi rispettosamente l''opinione di minoranza', cioè l'opinione diversa, che non condivide? Ci ricordiamo come ci appaiono ridicole affermazioni scientifiche condivise dai maggiori esperti – ma poi superate? Ogni enciclopedia dell'inizio del Novecento dava per scontato che il futuro del volo umano stava nel 'più leggero dell'aria', nei dirigibili: abbiamo visto come è andata a finire. Insomma, l'autorità ci toglie ogni responsabilità – ma non per questo ci dà garanzie di certezza e di verità.
Wikipedia non è migliore. E' diversa. E ci offre possibilità di avvicinarci ad una efficace costruzione di conoscenza che l'Encyclopaedia Britannica non può darci. Qui l'autorevolezza non sta nelle menti di singoli esperti. Sta nell'interesse condiviso a costruire conoscenze utili. Invece di cercare il miglior scienziato specialista della tal cosa, invece di affidargli il compito di scrivere ciò che tutti non potranno che leggere, possiamo fare così: uno scrive una prima versione, e poi gli esperti, con lo scopo di contribuire ad una risorsa collettiva, utili a tutti, lavorano su quel testo, migliorandolo. L'anonimato, così, diventa una garanzia di qualità più di quanto lo sia l'esplicitazione del nome. Così è escluso il narcisismo, l'esibizione. Così mi metto in gioco per quello che scrivo, non per il potere che ho, e che magari rende difficile agli altri criticarmi. (Non a caso gli articoli, sulle riviste scientifiche più serie, sono scelti da giudici che non si conoscono tra loro, e che non conoscono il nome dell'autore).
Insomma, Wikipedia prefigura un nuovo modo di costruire conoscenza - alternativo al modo che ci propongono la tradizionale scuola, il tanto amato libro. Non migliore o peggiore, ripeto, ma diverso.
Dovremmo abituarci ad abitare più pienamente questo 'nuovo mondo'. Nel quale siamo tutti produttori di conoscenze. Almeno su un qualche argomento, ognuno di noi ne sa quanto l'autore della voce dell'Encyclopaedia Britannica, o di più. Se trovo nell'Encyclopaedia Britannica una voce che secondo me non va bene, non posso fare altro che arrabbiarmi. Se trovo una voce di Wikipedia che secondo me non va bene, posso migliorarla.
Chi l'ha detto che la creazione di conoscenza deve essere monopolio di pochi. Erano in pochi a creare conoscenza, perché le tecnologie -scuola, libri- impedivano di fare altrimenti. Oggi, questo vincolo non esiste più. Invece di perder tempo a dire che le conoscenze che ci sono nel Web non sono 'certificate', usiamole. Impariamo a muoverci in questo mondo. Si può ben imparare a capire di cosa fidarci e di cosa no. Si può imparare a dire la nostra opinione sulle fonti buone o meno buone.
Nota. La migliore descrizione a me nota della vicenda di Wikipedia sta in: Jonathan Zittrain, The Future of the Internet, Yale Univeerrsity Press, 2008, Penguin Books 2009, Part II: After the Stall, 6: The Lesson of Wikipedia, pp. 127-148.
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