martedì 24 novembre 2009

Goethe: la conoscenza come morfogenesi

All'alba del 3 settembre 1786 Goethe parte per il suo Viaggio in Italia. Il 26 settembre, a Padova, è attratto dall'antico Orto Botanico della città universitaria.
Il Systema Naturae di Linneo, con le sue descrizioni codificate, ha preso il posto del giardino. Goethe ha letto e apprezzato le opere di Linneo. A cosa serve, allora, osservare le piante 'dal vivo', sostare nel giardino?
Goethe distingue tra pianta descritta attraverso un codice, e pianta osservata. Leggere la descrizione di una pianta è una cosa. Osservarla con i propri occhi, toccarla, è diverso. Accuratamente lette o studiate le tavole di Linneo, possiamo dire di conoscere? Studiare botanica sui libri forse non è sufficiente, anzi, di più, è fuorviante. Ma d'altro canto, come si costruisce conoscenza a partire dalla mera osservazione?
E scrive: “è piacevole e istruttivo aggirarsi in mezzo a una vegetazione che non si conosce. Le solite piante, come qualsiasi oggetto che sia noto da tempo, non ci suscitano alcun pensiero, e a cosa vale guardare senza pensare? Qui invece, in questa varietà che mi viene incontro sempre nuova...” Crede che solo osservando le piante “sarebbe possibile determinare esattamente i generi e le specie, il che, mi sembra, finora si è fatto molto arbitrariamente.” Cioè dubita della costruzione di Linneo. Linneo ha montato una perfetta, sempre più dettagliata struttura. Ma è una perfezione che si nutre dell'allontanamento dalla realtà, dalle cose fisiche. E' astratta, metafisica.
Eppure non riesce ad andare oltre questa intuizione: “A questo punto della mai filosofia botanica mi sono arenato, e non vedo ancora in che modo districarmi. E' un problema che mi appare non meno profondo che vasto”.
Scriverà su questo temi articoli scientifici, ma riesce ad essere più chiaro, ed epistemologicamente preciso, scrivendo in versi. La poesia non cessa di essere vera poesia se è didattica.
Cito e commento di seguito Die metamorphose der pflanzen, 1798. (Mi limito qui ai primi dieci dei settanta versi dell’opera. (Ma qui trovate l'intera poesia commentata).

Die metamorphose der pflanzen1-2
Dich verwirret, Geliebte, die tausendfältige Mischung
Dieses Blumengewühls ueber dem Garten umher;

Sei turbata, mia cara, dal multiforme miscuglio
dei fiori che s'affollano in tutto il giardino;


Lei è Christiane Vulpius, allora convivente, futura moglie, compagna di una vita. Goethe non nasconde il doppio piano, il discorso rivolto a lei e la seria trattazione scientifica. Anzi, dall'inizio i due piani ci appaiono mutuamente implicati, inscindibli.
Tausendfältige Mischung Dieses Blumengewühls: multitudine, diversità compresente, mescolanza, affollamento. E' questo coacervo, di per sé spaventoso, perturbante, che spinge Linneo e Kant alla ricerca di un rassicurante ordine.
Il giardino botanico nasce all'interno di questo progetto, come alternativa alla Natura selvaggia. L'ambigua speranza insita nel progetto del giardino nasconde una contraddizione: il giardino è e vuole restare luogo naturale, eppure non può non essere allo stesso tempo artificiale, assoggettato a leggi.
Goethe non ci ha ancora detto nulla, ma ci ha già dato da pensare. Come superare il turbamento. Come mantenere viva l'idea, insita nel giardino, di cura e di piacere. Un giardino privo di varietà è privo anche di interesse. Perciò il giardino, qualsiasi giardino, non può non essere un sistema complesso. Impossibile, forse, assoggettare veramente il giardino a una organizzazione.


3-4
Viele Namen hörest du an, und immer verdränget
Mit barbarischem Klang einer den andern im Ohr.

mille nomi tu ascolti, e con barbarico accento
echeggiando all'orecchio l'uno ricaccia l'altro.
Il progetto botanico, il lavoro accanito e tendente all’esattezza di Bauhin e Linneo consiste nel cercare l’ordine ‘dando nomi alle cose’. Dominare la Natura badando non alla Natura, ma a una sua rappresentazione codificata. Ma l’attenzione ai nomi rende vana la percezione legata ai sensi. I nomi ci suonano stranieri, la Natura nominata ci appare Mischung Mischung Dieses Blumengewühls, multiforme, perturbante miscuglio, come la Natura osservata; o forse di più.


5-8
Alle Gestalten sind ähnlich, und keine gleichet der andern;
Und so deutet das Chor auf ein geheimes Gesetz,
Auf ein heiliges Rätsel. O könnt' ich dir, liebliche Freundin,
Überliefern sogleich glücklich das lösende Wort!

simili tutte le forme, nessuna è identica all'altra;
in coro ti preannunciano una legge segreta,
un sacro enigma. Potessi, gentile amica,
dartene sul momento felicemente la chiave!

Morfologia: guardare alla forma.
Alle Gestalten sind ähnlich, und keine gleichet der andern, forme simili, ma mai identiche. Linneo scientemente trascurava le varianze (“varietates laevissimas non curat botanicus”). Ma per Goethe non si tratta di trascurabili, irrilevanti accidenti. Sembra anzi intuire –e suggerici– che la conoscenza più ricca sta proprio nello scostamento dalla norma. E' attento al segno debole, all'istante in cui quella che sembrava una forma già data mostra come forma diversa.
Se Linneo vedeva un insieme ordinato, dove il tutto è ovviamente la somma delle parti, e la forma è controllata, regolata daa una regola ad essa esterna, Goethe vede un ‘tutt’uno’ tenuto insieme da una geheimes Gesetz, legge segreta, da un heiliges Rätsel, sacro mistero.
Goethe osserva la natura come sistema complesso e intuisce che l'armonia, l'efficacia dell'insieme si fonda su una lösende Wort, una parola che risolve, snoda l'enigma, una parola segreta, direi un codice, un algoritmo genetico condiviso dalla pianta nelle sue diverse manifestazioni: tronco, foglia, fiore, frutto.


9-10
Werdend betrachte sie nun, wie nach und nach sich die Pflanze,
Stufenweise geführt, bildet zu Blüten und Frucht.

Osserva nel suo divenire la pianta, come man mano,
gradualmente guidata, si plasmi in fiore e in frutto.

Morfogenesi: il cuore dell’approccio goethiano va oltre la morfologia. Non solo studio delle forme, di tutte le forme, Alle Gestalten.
Goethe considerava obiettivo della sua ricerca la urpflanz, la ‘pianta originaria’, la forma formante che sta all’origine della forma, o dell’essenza, di ogni pianta. Via via, nel corso della vita, arriverà a considerare la urpflanz un sogno, una meta inattingibile. Cercava la urpflanz non tanto per via filogenetica, ma guardando all’ontogenesi di ogni pianta. Osservando ogni pianta, confrontando le forme delle diverse piante.
Goethe non nega valore alla codifica di Linneo. Ma va oltre. Non confronta ogni pianta con la forma perfetta del modello linneaiano. Torna ad osservare la pianta. Ogni singola pianta.
Linneo leggeva la Natura collocando ogni pianta in un Gestalt –forma, sistema, struttura– astratta, che tutto contiene e descrive. La parte, la singola pianta, si spiega perché appartiene al tutto.
La Gestalt di Linneo (e di Kant) è un perfetto insieme di gerarchie definite a priori.
La Gestalt di Goethe è una forma emergente: appare nel mentre si osserva la singola pianta. Ogni Gestalt, dal punto di vista di Goethe, è modello di sé stessa.
Goethe, al di là della illuministica, trasparente codifica di Linneo, ci parla di algoritmi genetici, di matematica della complessità.
Nel corso dell'elegia Goethe ci parla a lungo di Gestalt, forma, struttura. La Gestalt, però, non può spiegare se stessa. Perciò Goethe deve ricorrere al verbo bilde. Bild sta in tedesco anche per 'immagine', 'quadro', 'rappresentazione'. Potrebbe dunque sembrare che il discorso si svolge in un contesto linneiano. Ma appunto Goethe ci ricorda che non c'è forma senza processo di formazione.
Il modello non è già dato, a priori, come per Linneo. Oggetto di attenzione non è la pianta in sé, rappresentazione astratta di un . Sono mirabilia, stati del mondo che meritano di essere osservati, le diverse piante che nach und nach, poco a poco si plasmano. Ciò che lo scienziato goethiano osserva è il divenire. Il divenire di ogni pianta, ognuna portatrice di un proprio modello evolutivo.
La chiave del sacro enigma, ci suggerisce Goethe, sta forse in questo: ognuna e tutte le piante forme formanti, keine gleichet der andern, nessuna identica all'altra.
Ogni forma sottosistema di un sistema più vasto; la natura, osservata a livelli diversi di scala, appare sempre come un sistema che si evolve, la singola pianta Stufenweise geführt , gradualmente guidata dall'appartenenza all'insieme: oltre l'evoluzionismo darwiniano qui ci appare quel modo di osservare che potremmo definire 'sguardo ecologico'. Ciò che osserviamo è, per usar le parole di Bateson, la “struttura (pattern) che connette”.

(Su Scribd ho pubblicato una più ampia versione di questo testo)

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