mercoledì 11 maggio 2011

L'ambigua natura del dato

Un professionista dell'informatica non troverà certo oscuro il concetto kantiano di Ding an sich, 'cosa in sé'. La cosa in sé è ciò che il professionista dell'informatica chiama dato. Al fondo, all'interno di una base dati strutturata, al fondo di un System, o meglio, di un Bezugssystem, di una Gestalt, stanno i dati, quelle cose in sé, quelle cose idealizzate e formalizzate, tanto da poter interagire tra di loro.
Il sistema rappresenta, e rende intellegibile, il coacervo di esperienze. Ma a patto di osservare, della complessa cosa, solo la cosa in sé. A patto di tener conto, di ciò che empiricamente sperimentiamo ed osserviamo, solo ciò che passa al vaglio del data model, di un modello di rappresentazione 'razionale', 'scientifica', ottimizzata' definito a priori. Modello che prescinde dal mio sguardo. Di quello che vedo e faccio, conta solo ciò che il modello prevede.
Trova qui la sua ragione filosofica quell''impoverimento dell'informazione' che -in informatica come nelle tecniche contabili- accettiamo come necessità. Pur di avere dati certi, rinunciamo a gran parte delle informazioni.
Lo scorrere del tempo, l'evolversi di un processo, in informatica (così come nelle tecniche contabili) non sono in realtà presi in considerazione. Quale che siano le conseguenze dello scorrere del tempo, si considerano 'buoni' solo i dati previsti dal modello.
Perciò, per ragionare sulla natura di ciò che chiamiamo dato, dobbiamo tornare a ciò che chiamiamo tempo.
Il tempo può essere inteso come sequenza di vuoti, identici, contenitori da riempire di attività. Attimo: spazio brevissimo di tempo, variante di atomo.
E' un susseguirsi di istanti. Instans, 'ciò che accade ora', Instare, 'star sopra', 'incombere', 'incalzare', quindi: 'essere imminente'. E' la speranza o l'attesa che accada, avvenga qualcosa: istantia: 'imminenza', 'domanda che insiste' (insistere: ancora 'stare sopra), 'domanda che attende immediata risposta'. E' la situazione 'locale': qualcosa sta vicino a qualcos'altro, qui, in questo momento.
Tutto questo accade in ogni momento. Momentum: 'impulso' (participio passato di impellere, 'spingere avanti'), contrazione di movimentum, derivato di movere, radice meu, 'spostarsi'.
Dunque: un continuo movimento, un processo. E noi che cerchiamo di non perdere l'attimo nel quale potrebbe accadere qualcosa. L' attimo nel quale le nostre domande potrebbero avere risposta, e i nostri bisogni soddisfatti.
Come determinare con precisione l'attimo –fuggente, fugace– in cui è avvenuto qualcosa? Così, di fronte all'inafferrabilità dell'attimo, ci siamo creati un illusorio, ma rassicurante modo di fermare il tempo – e con il tempo, il fluire della conoscenza e della ricchezza.
Eccoci al concetto di data. Che si fonda su una immagine: la lettera, 'comunicazione scritta'.
Data, dal latino medievale líttera dàta, è la formula, apposta in testa o in calce allo scritto, o sulla busta, indicante il luogo e il momento in cui la lettera veniva consegnata al portatore. In italiano dal 1500, così come in portoghese, data, in francese e inglese date.
Anche in spagnolo troviamo la data data, ma nel 1600 prevale fecha, nel senso lettera 'fatta', cioè 'scritta nel tal giorno e nel tal luogo'. Lo spagnolo ci illumina: il momento in cui 'faccio la lettera', il momento in cui penso e di conseguenza scrivo, resta legato alla soggettività della persona. L'atto è personale, e quindi la cosa, il dato riguarda la persona, sta nel suo dominio. La pretesa, oggettiva certezza del dato qui è del tutto assente.
Ciò che è fatto da ognuno non può essere esattamente circoscritto. Perciò, in mancanza di meglio, si sceglie a fondamento della misura economica e informatica un attimo forse meno importante, ma indiscutibile: l'attimo in cui avviene il passaggio di mano, lo scambio: il momento della transazione.
Eccoci quindi al latino datum, participio passato di dare. Ritroviamo il neutro latino datum in tedesco, mentre in inglese prevale dalla metà del 1600 il plurale di datum: data.
La certezza dei dati, fondamento e dogma della contabilità e dell'informatica, si appoggia dunque su una mera convenzione. Del flusso degli eventi, colgo solo un istante. La lettera scritta e consegnata in un attimo diverso, sarebbe diversa. Ma non potendo controllare questa conoscenza possibile, la trascuro. Faccio come se non esistesse.

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