giovedì 6 giugno 2013

L’e-book come incunabolo

La nuova parola incunabolo compare per la prima volta, a quanto si sa, nel trattato sull’arte tipografica di Bernhard von Mallinckrodt, stampato a Colonia nel 1639. La parola si afferma poi definitivamente con il titolo del repertorio di Cornelius van Beughem: Incunabula typographie sive catalogus librorum scriptorumque proximis ab inventione typographiae annis, usque ad annum christi m.d. inclusive, in quavis linguâ editorum. Amsterdam: Johannes Wolters, 1688.
A quel punto, verso il termine del 1600, è ben chiaro quale oggetto tecnologico si intende. Si definiscono così i primi libri stampati, non più replicati a mano da copisti. Ben chiaro è anche quale sia il primo incunabolo, l’incunabolo-simbolo, la Bibbia latina che Johannes Gutenberg stampò a Magonza nel 1453-55. 
Il plurale latino incunabŭla, sta propriamente per ‘fasce’, e deriva da cunae, ‘culla’. Incunabolo è il nome che designa i prodotti usciti dalle officine degli stampatori, nella seconda metà del 1400.  L’oggetto tecnologico che poi ci abitueremo a chiamare libro è allora ancora in fasce, è un bambino nella culla, ancora lontano dalla adulta maturità del libro. Gli incunaboli sono oggetti tecnologici in ogni aspetto modellati sui manoscritti coevi. Sono prodotti tramite una tecnologia nuova, la stampa - ma restano legati al modello del libro scritto a mano dai copisti. Sono un'imitazione del libro prodotto dai copisti.
Proprio come l’incunabolo, alla fine del 1400, era totalmente modellato sulla forma del libro prodotto dai copisti, allo stesso modo l’e-book, oggetto tecnologico che appare sulla scena all'inizio del nuovo millennio, è totalmente modellato sul libro. 
Così come a cavallo tra il XIX e il XX secolo si costruivano le prime automobili avendo ancora in mente la tecnologia e la forma della carrozza, un secolo dopo, di fronte ad una tecnologia che ci permette di pensare il testo al di fuori dei vincoli del libro, ci costringiamo ad imitare, tramite la nuova tecnologia, il vecchio e glorioso libro.
Rispetto alla tecnologia che presiede alla produzione del libro, la tecnologia che preside alla produzione dell'e-book è diversa. Eppure, come l'incunabolo, l'e-book guarda alle proprie spalle. Si imita la carta bianca del libro, si imita il foglio, si imita lo sfogliare delle pagine, si imitano i caratteri da stampa, si impone la lettura sequenziale tipica del libro.
Quando oggi ragioniamo attorno alle caratteristiche degli e-reader, gli strumenti che ci permettono di leggere gli e-book, quando parliamo delle differenze, o dei piccoli vantaggi o svantaggi che distinguono il Kindle di Amazon da un altro e-reader; quando ragioniamo sul formato imposto ai testi da Amazon o da Google, o sui standard ‘aperti’ come e-Pub, ci muoviamo sempre, in ogni caso, nell’angusto mondo di imitazioni di una tecnologia del passato. Pieghiamo il nuovo al vecchio.
Con gli incunaboli e con gli e-book non si guarda al futuro, ma si coltiva invece la sopravvivenza del passato. La parola ci parla di oggetto neonato. Ma la realtà dell'oggetto ci fa pensare piuttosto, sia per gli incunaboli che per gli e-book,  più che ad una culla, ad una tomba.
Potremmo dire che l’e-book è la versione tombale del libro, il libro costretto in una cassa da morto. La biblioteca, in questa luce appare come cimitero.
Il libro costringe il testo ad una unica versione, quella stampata, una volta per tutte. La rivoluzione digitale ci propone l’idea di un testo ben diversa. Un testo che certamente può essere fissato in versioni stabili, conservabili nel tempo. Ma ai tempi del codice digitale il testo è sempre in fieri. Ognuna delle sue versioni resta una delle versioni possibili, tutte ugualmente conservabili nel tempo. I confini del singolo testo esistono, possono essere ben definiti. Eppure sono confini sfumati. Il testo cessa di essere un sistema chiuso. Il codice permette modalità di pubblicazioni diverse: su carta, su schermo. La nuova tecnologia permette di intendere il testo come ‘oggetto di conoscenza’, galassia dai confini sfumati.
Potenzialità, tutte queste, difficili da comprendere. Studiosi che ci propongono, da diversi punti di vista, visioni del futuro, non mancano: Ted Nelson, Licklider; Illich e Lotman. Resta comunque difficile immaginare oggi il testo del futuro. Difficile cogliere gli esiti produttivi, letterari, estetici, del codice digitale.
Ma una cosa è certa: l'e-book non ha nulla a che fare con i modi di fruizione futuri del testo.
La scena che ha al centro l'e-book sarà vista dagli storici del futuro come modesta, infantile.
Ci limitiamo, con l'e-book, a imitare il libro. Il libro è un oggetto tecnologico meraviglioso. Un oggetto che ha per noi un valore affettivo, ma che vanta anche una consonanza ormai consolidata con la nostra mente, con il nostro modo di pensare. Il libro sopravviverà nel tempo, così come la presenza di automobili non impedisce la costruzione di carrozze. Ma è un oggetto tecnologico la cui gran stagione si colloca nel passato.
L'industria cresciuta attorno al libro -case editrici, distribuzione, libreria- tenta, comprensibilmente di sopravvivere. Editor e redattori di case editrici, agenti letterari, autori, non sanno, o non vogliono guardare oltre i confini di processi di lavoro pensati in funzione dell'oggetto libro. Ben pochi sono coloro che, nel mondo editoriale, sanno guardare oltre. Tentano di imporre a tutti di muoversi ancora nello scenario che Johannes Gutenberg inaugurò a metà del 1400 con la sua Bibbia. Di qui il loro impegno nel campo dell’e-book, oggetto tecnologico che è il male minore. Attorno all'e-book si possono organizzare le difese, attestandosi sul minimo cambiamento inevitabile. Con l'e-book, non a caso, si tenta di replicare nel nuovo contesto -tramite DRM, Digital Right Management- il modo di intendere il ‘diritto d’autore’ nato con l'oggetto-libro.
Siamo cresciuti in un mondo di libri. La bookishness, di cui parla Georg Steiner è stata per noi l’universale sfera della cultura colta, della letteratura. Su questo nostro vissuto, qualcuno specula per costringerci a vedere l’e-book come nuova sfera.
Ma l'e-book è cosa ben misera. Il possibile avvenire della conoscenza e della letteratura, accolti nella loro ampiezza, sta ben oltre l'incunabolo, oltre l'apparentemente nuovo che è in realtà imitazione del passato.



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