venerdì 11 gennaio 2019

Un avvicinamento alla Blockchain

Questo testo è la Prefazione al libro di Nicola Attico, Blockchain. Guida all'Ecosistema. Tecnologia, Business, Società, Guerini Next, 2018.


Nel momento più acuto della crisi finanziaria -scoppio della bolla immobiliare, crisi dei mutui subprime, fallimento della banca Lehman Brothers- il 31 ottobre 2008 appare sulla Cryptography Mailing List del sito metzdowd.com il paper firmato da Satoshi Nakamoto: Bitcoin: A Peer-to-Peer Electronic Cash System.
Per cogliere il senso dell'evento dobbiamo risalire a venti anni prima. Attorno alle metà del 1988 un gruppo di giovani programmatori dotati di una precisa coscienza politica diffonde The Crypto Anarchist Manifesto. "A specter is hauting the modern world, the specter of crypto anarchy". Nel marzo del 1993 le tesi sono ribadite in A Cyberpunk's Manifesto. Appariva già allora chiaro a questi giovani esperti una situazione oggi evidentissima: il Personal computer -e possiamo aggiungere, anche lo smartphone, il Personal Computer in miniatura che ognuno di noi ha in mano- mentre da un lato è strumenti per essere sé stessi, per essere liberi cittadini, dall'altro è strumenti tramite i quali ogni cittadino è osservato, sorvegliato, controllato. Ogni comportamento può essere tracciato; i dati prodotti da ognuno diventano ricchezza nelle mani di grandi player globali. La sfera personale del cittadino è costantemente soggetta alla minaccia di violazioni. Dunque: "Privacy is necessary for an open society in the electronic age". I Cyberpunk -ma è forse meglio usare la definizione più precisa: Cypherpunk- propongono una risposta: "Privacy in an open society requires cryptography".
Così la crittografia, arte della quale questi giovani programmatori sono appassionati cultori, non sarà più strumento delle mani dei governi ed enti pubblici, oligarchie e grandi imprese. La crittografia si trasformerà in strumento per proteggere la libertà individuale. In modo da permettere ad ogni cittadino di svelare di sé di volta in volta, quello che serve, quando serve, a chi serve. La crittografia può essere usata come maschera che garantisce l'anonimato. "We the Cypherpunks are dedicated to building anonymous systems. We are defending our privacy with cryptography, with anonymous mail forwarding systems, with digital signatures, and with electronic money".
Diverse voci si sono levate a criticare il fatto che coloro che vent'anni dopo hanno reso disponibile la criptomoneta bitcoin non abbiano rivelato la propria identità. Varie inchieste hanno tentato vanamente di svelare chi si nasconde dietro lo pseudonimo 'Satoshi Nakamoto'. Ma si tratta delle voci di giornalisti in cerca di scoop, o di programmatori poco avvezzi allo sguardo storico. O, peggio, di esponenti degli enti che non intendono rinunciare a controllare e sorvegliare. Eppure, varie tracce legano 'Satoshi Nakamoto' ai Cypherpunk. Che già vent'anni prima avevano sostenuto la virtù politica dell'anonimato. La scelta di restare anonimi va dunque intesa come scelta di serietà e di coerenza.
Il progetto è ambizioso, utopistico. Dato per scontato che ogni cittadino disponga di un proprio Personal Computer, si tratta di permettere ai cittadini di scambiarsi beni e servizi, e di essere giustamente ricompensati per questo, senza nessun intervento da parte di "financial institutions serving as trusted third parties".
Eccoci così alla Blockchain: è il ledger, libro mastro, registro permanente, immodificabile, di tutte le transazioni avvenute. Registro che non risiede su un unico server centrale, è invece distribuito: risiede sui computer di tutti coloro che utilizzano la moneta digitale.
Dall'ottobre 2008 sino passati solo dieci anni. Si può con molti motivi ritenere che il successo di bitcoin come moneta, e la reputazione guadagnata dalla blockchain come alternativa ai consueti database, abbiano sorpreso gli stessi membri del gruppo di progetto. Un esperimento tecnologico -fondato sulla crittografia- e politico -orientato in senso antioligarchico- si è trasformato in un fenomeno di enorme portata. Paragonabile, per le sue potenzialità, all'accoppiata Internet-World Wide Web.
Come è normale che accada, coloro che cavalcano la nuova onda -speculatori finanziari, sviluppatori, startupper- ignorano la storia, anzi, la ritengono trascurabile. Poco importa loro dei precursori. Eppure, solo risalendo alle origini, come si preoccupa sempre giustamente di fare l'autore del libro che vi accingete a leggere, si possono cogliere appieno le potenzialità di un sistema tecnologico. Le stesse trusted third parties -istituzioni finanziarie, enti pubblici- tutte impegnate ogni a sviluppare la propria blockchain, trarranno giovamento dal ricordare gli intenti dai quali l'originaria blockchain è nata.
Perciò questo libro costituisce un avvicinamento efficace. L'autore, come i Cyberpunk, è mosso dalla passione per l'informatica intesa come substrato di una nuova vita sociale. Ma la sua passione è mitigata dalla formazione scientifica.
Nicola Attico, formatosi come fisico, conserva lo sguardo del ricercatore: uno sguardo imperturbabile, capace di muoversi con grande capacità di lettura in una sovrabbondante massa di informazioni che quotidianamente si accumulano, e di descrivere quindi con equanime rispetto scelte tecniche radicalmente differenti, senza mai lascia influenzare dagli eccessi di certe opinioni di parte. Riesce così a descrivere con efficace sintesi questo nuovo ecosistema con il quale ogni manager, ed in genere oggi cittadino, dovrà imparare a fare i conti.
Ogni lettore, così, avrà modo di formarsi una propria personale opinione.


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