Nel momento più acuto della crisi
finanziaria -scoppio della bolla immobiliare, crisi dei mutui
subprime, fallimento della banca Lehman Brothers- il 31 ottobre 2008
appare sulla Cryptography Mailing List del sito metzdowd.com il paper
firmato da Satoshi Nakamoto: Bitcoin: A Peer-to-Peer Electronic
Cash System.
Per
cogliere il senso dell'evento dobbiamo risalire a venti anni prima.
Attorno alle metà del 1988 un gruppo di giovani programmatori dotati
di una precisa coscienza politica diffonde The Crypto
Anarchist Manifesto. "A
specter is hauting the modern world, the specter of crypto anarchy".
Nel marzo del 1993 le tesi sono ribadite in A Cyberpunk's
Manifesto. Appariva già allora
chiaro a questi giovani esperti una situazione oggi evidentissima: il
Personal computer -e possiamo aggiungere, anche lo smartphone, il
Personal Computer in miniatura che ognuno di noi ha in mano- mentre
da un lato è strumenti per essere sé stessi, per essere liberi
cittadini, dall'altro è strumenti tramite i quali ogni cittadino è
osservato, sorvegliato, controllato. Ogni comportamento può essere
tracciato; i dati prodotti da ognuno diventano ricchezza nelle mani
di grandi player globali. La sfera personale del cittadino è
costantemente soggetta alla minaccia di violazioni. Dunque: "Privacy
is necessary for an open society in the electronic age".
I Cyberpunk -ma è forse meglio usare la definizione più precisa:
Cypherpunk-
propongono una risposta: "Privacy
in an open society requires cryptography".
Così
la crittografia, arte della quale questi giovani programmatori sono
appassionati cultori, non sarà più strumento delle mani dei
governi ed enti pubblici, oligarchie e grandi imprese. La
crittografia si trasformerà in strumento per proteggere la libertà
individuale. In modo da permettere ad ogni cittadino di svelare di sé
di volta in volta, quello che serve, quando serve, a chi serve. La
crittografia può essere usata come maschera che garantisce
l'anonimato. "We the Cypherpunks are dedicated to building
anonymous systems. We are defending our privacy with cryptography,
with anonymous mail forwarding systems, with digital signatures, and
with electronic money".
Diverse
voci si sono levate a criticare il fatto che coloro che vent'anni
dopo hanno reso disponibile la criptomoneta bitcoin
non abbiano rivelato la propria identità. Varie inchieste hanno
tentato vanamente di svelare chi si nasconde dietro lo pseudonimo
'Satoshi Nakamoto'. Ma si tratta delle voci di giornalisti in cerca
di scoop, o di programmatori poco avvezzi allo sguardo storico. O,
peggio, di esponenti degli enti che non intendono rinunciare a
controllare e sorvegliare. Eppure, varie tracce legano 'Satoshi
Nakamoto' ai
Cypherpunk.
Che già vent'anni prima avevano sostenuto la virtù politica
dell'anonimato. La scelta di restare anonimi va dunque intesa come
scelta di serietà e di coerenza.
Il
progetto è ambizioso, utopistico. Dato per scontato che ogni
cittadino disponga di un proprio Personal Computer, si tratta di
permettere ai cittadini di scambiarsi beni e servizi, e di essere
giustamente ricompensati per questo, senza nessun intervento da parte
di "financial
institutions serving as trusted third parties".
Eccoci
così alla Blockchain:
è il ledger,
libro mastro, registro permanente, immodificabile, di tutte le
transazioni avvenute. Registro che non risiede su un unico server
centrale, è invece distribuito: risiede sui computer di tutti coloro
che utilizzano la moneta digitale.
Dall'ottobre
2008 sino passati solo dieci anni. Si può con molti motivi ritenere
che il successo di bitcoin
come moneta, e la reputazione guadagnata dalla blockchain
come alternativa ai consueti database, abbiano sorpreso gli stessi
membri del gruppo di progetto. Un esperimento tecnologico -fondato
sulla crittografia- e politico -orientato in senso antioligarchico-
si è trasformato in un fenomeno di enorme portata. Paragonabile, per
le sue potenzialità, all'accoppiata Internet-World Wide Web.
Come
è normale che accada, coloro che cavalcano la nuova onda
-speculatori finanziari, sviluppatori, startupper-
ignorano la storia, anzi, la ritengono trascurabile. Poco importa
loro dei precursori. Eppure, solo risalendo alle origini, come si
preoccupa sempre giustamente di fare l'autore del libro che vi
accingete a leggere, si possono cogliere appieno le potenzialità di
un sistema tecnologico. Le stesse trusted
third parties
-istituzioni finanziarie, enti pubblici- tutte impegnate ogni a
sviluppare la propria blockchain,
trarranno giovamento dal ricordare gli intenti dai quali l'originaria
blockchain è nata.
Perciò
questo libro costituisce un avvicinamento efficace. L'autore, come i
Cyberpunk, è mosso dalla passione per l'informatica intesa come
substrato di una nuova vita sociale. Ma la sua passione è mitigata
dalla formazione scientifica.
Nicola
Attico, formatosi come fisico, conserva lo sguardo del ricercatore:
uno sguardo imperturbabile, capace di muoversi con grande capacità
di lettura in una sovrabbondante massa di informazioni che
quotidianamente si accumulano, e di descrivere quindi con equanime
rispetto scelte tecniche radicalmente differenti, senza mai lascia
influenzare dagli eccessi di certe opinioni di parte. Riesce così a
descrivere con efficace sintesi questo nuovo ecosistema con il quale
ogni manager, ed in genere oggi cittadino, dovrà imparare a fare i
conti.
Ogni
lettore, così, avrà modo di formarsi una propria personale
opinione.
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