venerdì 6 dicembre 2019

Come narrare l'Intelligenza Artificiale al cittadino

Una narrazione in sei passi. E' la traccia che ho seguito il 3 dicembre 2019, nel primo dei due incontri sul tema L'Intelligenza Artificiale come risorsa civile o come furto di cittadinanza, presso la Casa della Cultura di Milano. Qui il video dell'incontro.

Uno. Il cittadino è un essere umano. Non un organismo vivente, non un animale, non una macchina.  Sembra un'affermazione scontata, ma non lo è.
C'è infatti la pretesa, già nella cibernetica, di imporre una unica definizione -organismi- capace di abbracciare alla stessa stregua esseri umani e macchine. Accettare questa definizione significa togliere le basi per qualsiasi discorso relativo alla cittadinanza.

Due. Il latino cives, 'cittadino', da una radice che parla di 'insediamento': processo, percorso verso un luogo.
Oggi questo modo di intendere la cittadinanza è particolarmente vero. Siamo tutti gettati in un novo mondo digitale, un mondo sconosciuto. L'ansia è inevitabile. L'ansia accettata, elaborata può trasformarsi in responsabilità. Responsabilità di scoprire come essere cittadini nel mondo digitale.
Questo vale anche per i tecnici, costruttori di strumenti e mondi digitali. Eppure tecnici e costruttori, salvo eccezioni, lavorano 'fuori dal mondo', considerandosi esentati dalle responsabilità del cittadino.

Tre. Intelligenza Artificiale: è una espressione ombrello che copre ambiti differenti.
Possiamo fissare due punti. Primo punto: l'Intelligenza Artificiale nasce alla metà degli Anni Cinquanta del secolo scorso come 'imitazione e simulazione dell'intelligenza umana'. Secondo punto: l'Intelligenza Artificiale appare sessanta anni dopo come ambigua oscillazione tra l'aiuto all'essere umano e la  sostituzione dell'essere umano.

Quattro. Il senso dell'intelligenza umana può essere avvicinato a partire dalla storia della parola. Il latino legere è 'raccogliere'. Ancestrale attività umana. L'essere umano ancestrale, cacciatore-raccoglitore, è rappresentato da due verbi latini: capere, 'afferrare la preda', da cui capire, e appunto legere. Raccogliere frasche. Inter legere. Inter: tra. trascegliere, scegliere tra le frasche raccolte. Sottilmente diverso è il verbo ex legere, da cui eleggere, ma anche scegliere. Ex: tirar fuori, estrarre.
Il verbo latino intelligere si accompagna a vari verbi che contribuiscono a dare il senso dell'umana intelligenza. Cogitare: agitare insieme, dove agitare riprende in modo più intenso il senso del verbo agere, 'agire. Considerare: 'stare con le stelle': astronomia e astrologia come vie per conoscere. Contemplare: 'osservare uno spazio celeste delimitato'. Pensare: derivato da pendere... Fino a putare,
da cui computazione, computer.
Il putare , tra tutti questi verbi, ci parla di uno solo tra i tanti diversi aspetti del pensiero umano, testimoniato dai diversi verbi. Ci parla solo di di riduzionismo e razionalità. Sta infatti per 'potare': quindi progettare come la pianta sarà, piegare per così dire la natura al disegno, considera ridondante, e quindi destinato all'eliminazione ciò non appare immediatamente legato ad una funzione.

Cinque. Si può ritenere che l'Era Digitale è la fase storica in cui si invera definitivamente l'Illuminismo. Illuminismo come ragione tecnica. Tecnica figlia della ragione.
Proprio nei tempi digitali la via dell'affidamento ai lumi della ragione mostra i suoi pericoli: le macchine sono più razionali degli esseri umani; la pura ragione porta alla sostituzione dell'essere umano con la macchina. La storia e la cultura dell'essere umano mostrano come serva controbilanciare la ragione con la saggezza. Se la macchina a suo modo intelligente può essere più razionale dell'essere umano, all'essere umano conviene cercare una via impraticabile per la macchina: la via della saggezza.
Si può ricordare il percorso di Goethe, che incapace di arrendersi a una lettura esclusivamente 'razionale' dell'Illuminismo torna a leggere Shakespeare, e sopratutto Spinoza. Nel decennio 1770-1780 appare il concetto dell'Illuminismo e allo stesso tempo si afferma la Rivoluzione Industriale. La natura appare materia prima da sfruttare. Spinoza, cent'anni prima aveva ricordato agli esseri umani il loro appartenere alla Natura.
Se si sente oggi necessità di 'sostenibilità' è perché l'ansia di progresso -visibile oggi in forma estrema nell'innovazione digitale- ha rotto un equilibrio al quale l'essere umano era abituato.

Sei. Nel 1945 Vannevar Bush scriveva As we may think. Immaginava come l'essere  umano avrebbe potuto pensare, se supportato da una macchina in grado di sostenerlo fornendogli fonti, permettendogli di connetterle tra loro, incrementando l'umana capacità di costruire reti di senso, e di muoversi nel conoscere come si muove il pioniere nel bosco, seguendo tracce.
Nel 1950 Alan Turing propone l'altra via. Scrive, in conclusione del suo articolo Computing Machinery and Intelligence: "We may hope that machines will eventually compete with men in all purely intellectual fields". Tante parole sono state spese a proposito di Intelligenza Artificiale. Tante vie si sono seguite nel tentare di svilupparla. Ma già qui, nell'articolo che apre il campo, si dice già che l'Intelligenza Artificiale si presenta forse anche come aiuto all'essere umano, ma è, fin dalle origini, potenziale sostituzione dell'essere umano.
Se il terreno 'puramente intellettuale' porta a dover competere con la macchina, converrà all'essere umano coltivare altri terreni, come quello della saggezza, dove la macchina non si propone come competitore. Perché la macchina di Turing, di Leibniz, si propone di imitare l'essere umano, o di competere con lui, sul piano della ragione, del riduzionistico potare. La macchina di Turing non si candida ad essere saggia. Invece di imporre a noi stessi di stare sugli stessi terreni su cui può stare la macchina, a noi esseri umani conviene scegliere i terreni sui quali la competizione della macchina è assente. Ci conviene per questo giocare sul terreno della saggezza.

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