mercoledì 20 dicembre 2023

Nishida Paradox: "Knowing and its object are completely unified"

"Knowing and its object are completely unified". L'umana conoscenza è 'pura esperienza'. 
L’esperienza individuale non è che un piccolo e limitato ambito particolare all’interno dell’esperienza. La conoscenza è emergente, è una sorgente che si rinnova in ogni istante. 
I dati non sono che tracce del passato, o scorie. 
I filosofi digitali e i computer scientist che cercano una qualche intelligenza artificiale, trarrebbero grande giovamento dallo studio di Kitarō Nishida, filosofo giapponese che ci avvicina allo Zen e allo stesso tempo riassume il senso più profondo del pensiero fenomenologico occidentale. 




Il 'Polanyi Paradox' (vedi mio precedente post), in effetti, non è che una versione semplificata del 'Nishida Paradox'. 
E' accaduto questo: Ikujiro Nonaka, studioso giapponese di management, nel suo affermare il concetto di impresa fondata sulla continua creazione di nuova conoscenza, sentí il bisogno di non apparire troppo legato alla cultura e alla filosofia orientale. Si cercò quindi un testimone mitteleuropeo e poi anglosassone: Michael Polanyi, contribuendo notevolmente a crearne la fama. 
Ma la vera fonte di Nonaka è Nishida, formatosi nella cultura Zen e poi grande studioso della filosofia occidentale. 
Ecco il punto essenziale: ogni algoritmo, ogni struttura dei dati, ogni modello fondazionale, ogni sistema di regole o lista di assiomi, impongono una chiave di lettura a priori. 
Nishida e Nonaka ci ricordano che la conoscenza non discende da fondamenti, ma emerge nel basho. Basho: ubicazione, posto, topos, terra, focolare, situazione, base materiale e allo stesso tempo spirituale. Non radici alle quali siamo vincolati, ma luogo che abitiamo. L'esperienza che in ogni istante stiamo vivendo si situa in un qui. Solo se c'è basho c'è conoscenza. 

Sensazioni, percezioni, corpo, contribuiscono al fenomeno emergente. Il fenomeno si manifesta così, solo in questo istante e solo in questo luogo. 
Le macchine 'generative' o 'causali' faranno pure il loro lavoro, apprenderanno a loro modo qualcosa da dati e informazioni, ma ciò non avrà mai nulla a che fare con l'umana conoscenza. 
Più che il supporto di macchine, cerchiamo sempre nuove esperienze! 
Ci aiutano forse a vivere esperienze le 'intelligenze artificiali' che ci vengono offerte? No. Al contrario, ci costringono a esperienze impersonali, lontane dal basho, o peggio ancora, ci spingono a ripetere situazioni già vissute. 

Nessun commento:

Posta un commento