sabato 1 maggio 2010

Alla ricerca di un libro futuro

Come affermo qui a lato, nelle parole di presentazione di questo blog, sto scrivendo un testo che si propone di gettare qualche cono di luce su un tema che mi è sempre stato a cuore: come si creano e si condividono conoscenze. Di questo testo, in questo blog, non trovate che tracce, frammenti.
Sto scrivendo un 'testo', non un 'libro'. Testo ancora ingarbugliato, da dipanare. Scrivere un testo pensando già ad un libro, e scrivere invece accettando la complessità del testo, sono operazioni ben diverse. Scelgo la seconda via: scrivendo con un word processor, come sto facendo ora, posso accumulare, fidandomi dell'ordine interno che il testo via via assume. Così come -tramite un motore di ricerca- ci si muove nel Web, senza pretendere che la gran massa di conoscenze sia ssoggettato ad un previo ordine, posso ben muovermi nel testo che io stesso scrivo.
Posso pensare che una persona diversa da me, un 'lettore, possa accedere a questo testo muovendosi anche lui tramite un motore di ricerca. Posso pensare che il testo possa essere percorso e segmentato in modi diversi. In questo senso, si può dire che un testo può generare enne libri.
"Probabilmente il testo sarà pubblicato anche sotto forma di libro", aggiungevo, sempre nel testo che trovare qui a lato. E infatti, d'accordo con un editore di libri cui sono affezionato, mi sono trovato a pensare ad un possibile libro. Perciò ho scritto una scheda editoriale.
Ho mandato la scheda al mio editor. Qualche giorno fa ho ricevuto risposta: "ho parlato della tua proposta in riunione editoriale. A tutti noi è sembrato che l'argomento sia interessante ma così come l'hai esposto tu nella scheda troppo difficile, ci sembra più da corso universitario, molto tecnico e difficile per un pubblico più vasto".
Ho risposto: "So che devo ancora dipanare un po' ilgarbuglio, ma sono convinto di poter parlare di questi temi, o di parte di questi temi, in modo veramente semplice e scorrevole. Sono convinto di poter scrivere su questi argomenti un testo leggibile come
un romanzo".
Credo che si possa lavorare al contempo in due direzioni: da un lato si accumula materiale; dall'altro si preparano estrazioni più o meno organizzate, in funzioni di un uditorio. Non a caso coì lavora qualsiasi narratore.
Così, pensando ad un libro di duecento pagine, avendo in mente quella casa editrice e quella collana, mi sono impegnato a scrivere una nuova scheda.
Intanto propongo qui la scheda che è stata giudicata troppo tecnica e difficile.


Tutto oggigiorno passa attraverso la mediazione dell'informatica. L'informatica interpreta e definisce i modi del conoscere e dell'agire umano. La nostra vita quotidiana, nel lavoro e in ciò che facciamo per piacere e per divertimento. La cura della salute e la gestione del denaro. Il funzionamento delle imprese private e della pubblica amministrazione, così come ogni manifestazione della cultura e dell'economia. Qualsiasi attività presuppone l'uso di interfacce hardware. Qualsiasi attività presuppone l'intervento di un software.
Ma ben poco sappiamo di 'come funziona' tutto questo. Gli specialisti ci affliggono con sigle e definizioni tecniche, perlopiù espresse in lingua inglese. Cosicché noi, frenati dal timore dell'ignoto, scegliamo di vivere nell'ignoranza.
Di fronte a sistemi che ci appaiono astrusi, troppo lontani da noi, mossi da un comprensibile atteggiamento difensivo ci sforziamo di non vedere, chiudendoci in un futuro inteso come prosecuzione del passato. Autoconvincendoci che 'nulla è cambiato', ci rifugiamo nel legame affettivo con strumenti che usiamo da tempo immemorabile: carta, penna, libro.
Invece, proprio dall'osservare come sta cambiando sotto i nostri occhi il senso dello 'scrivere' e del 'leggere', proprio dall'osservare come sta cambiando, in senso lato, il modo di produrre, conservare e condividere conoscenza, possiamo prendere spunto per un viaggio appassionante.
Il libro non è certo destinato a scomparire, mantiene il suo fascino e la sua concreta utilità, ma il confronto con altri mezzi già oggi disponibili ci illumina sui suoi limiti. La tecnologia implicita nel libro impone ai testi – che sono tessuti, reti– una struttura sequenziale. Ogni libro è chiuso in se stesso. Il libro subordina il pensiero ad un programma: ad una forma definita a priori. Il libro implica il controllo: non esiste senza la mediazione di un editore.
Proprio guardando al libro, alla sua funzione ed alla sua natura tecnica, abbiamo modo di svelare l'arcano. L'informatica è per un verso nient'altro che l'estrema manifestazione della forma libro. Un sistema di macchine teso ad espandere e a rendere più efficace il modello implicito nel libro. Ma al contempo, per un altro verso, l'informatica offre ad ognuno di noi un approccio alla conoscenza né migliore, né peggiore dell'approccio implicito nel libro, ma diverso.
In questa ottica, scrittura e lettura ci appaiono come un'unica attività. Autore e lettore ci appaiono come un'unica persona; il testo ci appare come una rete in continuo divenire, slegato dalla pagina, dalla carta, da un qualsiasi supporto, eppure accessibile tramite strumenti e supporti diversi; sfuma fino a scomparire il confine tra oralità e scrittura; sfuma anche il confine tra testo alfabetico e musica ed arti visuali; al controllo e all'ottimizzazione si sostituisce l'attenzione all'istante, la ricerca di risposte imperfette ma tempestive, adeguate alla situazione. In luogo di scuole vincolate ad un programma, in luogo di biblioteche accuratamente schedate, il Web, il motore di ricerca ci collocano in un luogo dove la conoscenza emerge in forme sempre nuove, in funzione di quello che serve qui ed ora.
Poiché nessun linguaggio tecnico è veramente necessario, ed anzi il linguaggio tecnico è molto spesso l'alibi di chi non sa, o non vuole spiegarsi, nel libro che avete in mano non troverete nient'altro che narrazioni. Dunque, il romanzo dell'informatica, o l'informatica come romanzo.
Storie singolari: Bacone e le sue Tabulae instantiarum; il Sistema Naturae di Linneo; Charles Babbage alle prese con il sogno dell'Analytical Engine; Vannevar Bush e il suo Memex; Doug Engelbart, sul finire del 1968, mentre mostra a una platea di tecnologi stupiti il primo personal computer, il primo mouse, il primo programma di scrittura.
Ma anche e sopratutto, filosofia. L'informatica è la prosecuzione della filosofia con altri mezzi. Non a caso nel dominio dell'informatica ritroviamo puntualmente ognuna delle ben note categorie: scolastica, metafisica, idealismo, fenomenologia, positivismo e filosofia analitica... Accade però che mentre i filosofi –nulla supponendo di questa contiguità– si isolano in una torre d'avorio quanto più possibile lontana dalla tecnologia, la progettazione e la gestione delle macchine e degli strumenti deputati alla creazione, alla conservazione e e alla condivisione della conoscenza è lasciata in mano a specialisti che adorano la tecnologia come feticcio.
E poesia. Goethe sapeva trattare lo stesso tema scientifico-tecnologico con la stessa chiarezza ed esattezza sia in versi dedicata all'amata, sia in saggi destinati ad 'addetti ai lavori'. Ecco così il poeta-scienziato che osserva una pianta nell'Orto botanico dell'Università di Padova. Gli sovviene l'idea della 'forma formante' – per noi oggi: la forma della conoscenza che costruiamo attimo dopo attimo interagendo con il Web. Forma che si oppone alla ­­schematica classificazione di Linneo – per noi: la forma-libro.
­Fino all'ultima narrazione: l’ultimo libro sarà un libro giallo. Per un doppio ordine di motivi. Innanzitutto perché nessun testo come il romanzo giallo è consono alla forma-libro. Il libro presuppone la lettura sequenziale, pagina dopo pagina; ed il romanzo giallo tiene avvinto il lettore, obbligandolo alla sequenza, imponendogli di leggere dalla prima all'ultima pagina. Ma c'è, a spiegare l'attualità del romanzo giallo, un secondo ordine di motivi. Il romanzo giallo ci appare attuale, necessaria lettura, perché ci allena a quel lavoro mentale che ci è proposto oggi dall'uso del personal computer, ed in genere dagli strumenti informatici.
Il lavoro dell’investigatore che sbroglia il garbuglio e che costruisce un mondo a partire da tracce e segnali deboli, è lo stesso lavoro che ci troviamo a svolgere quando, invece di leggere un libro scritto da altri, ci troviamo a costruire conoscenza muovendoci nell'incerto mare del Web, muniti di un motore di ricerca.