Brano tratto da Macchine per pensare, Guerini e Associati, gennaio 2016.
Diretto dall'Air Marshall Arthur Harris, comandante in capo del Bomber Command della Royal Air Force britannica, il bombardamento massivo di Berlino ha inizio nel novembre del 1943. E' particolarmente duro nelle notti del 23-24 e del 29-30 dicembre. Dopo una pausa nella notte di Capodanno, torna a flagellare la città già nelle notti dall'1 al 2 e dal 2 al 3 gennaio.
Diretto dall'Air Marshall Arthur Harris, comandante in capo del Bomber Command della Royal Air Force britannica, il bombardamento massivo di Berlino ha inizio nel novembre del 1943. E' particolarmente duro nelle notti del 23-24 e del 29-30 dicembre. Dopo una pausa nella notte di Capodanno, torna a flagellare la città già nelle notti dall'1 al 2 e dal 2 al 3 gennaio.
Tuttavia, il morale della popolazione
civile tedesca non è definitivamente fiaccato. Durante il '44 è
ancora possibile una vita quotidiana. I servizi essenziali sono
mantenuti in piedi. La stessa produzione bellica di Berlino, lungi
dall'essere annientata, continua anzi a crescere per tutto l'anno.
Giunge il nuovo Natale.
Il Natale nel 1944, è il più buio
Natale nella storia di Berlino. Chi non era fuggito, attende con
ansia fin all'alba del l'urlo delle sirene. Ma non c'è quella notte
nessun allarme, nessun attacco aereo. E' un Natale di donne e
bambini. Giorno di lutto per i padri e i mariti morti, giorno pieno
di dolore e di timore per i padri e mariti che non hanno ricevuto
licenza.
Il quella città flagellata, Konrad
Zuse, giovane ingegnere, sta costruendo la quarta versione di una
macchina - che sarà riconosciuto solo dopo molti anni come il primo
computer della storia.
Konrad Zuse al lavoro
In
Oranienstraße, mentre Berlino è flagellata da bombardamenti, Zuse
non demorde, non si perde d'animo. Nonostante tutto, il lavoro
prosegue alacremente attorno alla Algebraisches
Rechengerät V4 -
questa la denominazione che si legge sui disegni tecnici della
macchina: potremmo tradurre: Algebraic
Computing Device,
ACD. Un nome che possiamo ben collocare accanto ai nomi, spesso
fantasiosi, dei primi computer statunitensi.
Automatic
Sequence Controlled Calculator, ASCC; Electronic Numerical Integrator
And Computer, ENIAC; Electronic Discrete Variable Automatic Computer;
EDVAC; Universal Automatic Computer, UNIVAC. Fino alla sigla
consapevolmente paradossale proposta da von Neumann: Mathematical
Analyzer, Numerical Integrator, and Computer, quindi: MANIAC.
L’interesse ossessivo maniacale, per la propria macchina, è in
fondo istinto vitale, atteggiamento opposto ai paranoici progetti di
chi vede introno a sé nemici, e costruisce armi per distruggere.
Il
contabile della Zuse Apparatebau ha una figlia, che collabora con i
servizi segreti. Per questa via Zuse viene a sapere che negli Stati
Uniti si sta costruendo una macchina forse comparabile. Zuse è preda
da una curiosità ardente, quasi dolorosa. Briga finché non riesce a
poter gettare lo sguardo su una foto di quella macchina. E' l'Harvard
Mark I, macchina progettata da Howard Aiken, del dipartimento di
fisica dell'Università di Harvard, completata nel gennaio 1943. A
partire dall'originale progetto di Aiken, il Mark I è in realtà
realizzato dall'IBM nei propri laboratori Endicott, con il nome di
Automatic Sequence Controlled Calculator, ASCC.
Zuse,
osservando la foto, si sforza di immaginare l'architettura della
macchina. E in effetti l'Harvard Mark I -calcolatore digitale a relè,
che legge le istruzioni contenute in un nastro di carta perforato- ha
molto in comune con i VersuchModellen di Zuse. Ma è una macchina
enorme, pesa quattro tonnellate e mezzo, è lunga sedici metri, alta
due e mezzo, fatta di 765.000 componenti e centinaia di chilometri di
cavi. E' il frutto della sconfinata potenza economica e tecnologica
americana.
La
Zuse Apparatebau è un'impresa marginale, ma comunque dedita ad
attività militari, assoggettata a rigide- procedure. Si lavora in
regime di assegnazione obbligatoria, lavoro forzato. Ma le macchine
Hollerith non bastano più di fronte al caos, non sono in grado di
dire chi lavora e dove. Ora ogni organizzazione è saltata.
Due
dozzine di persone sono presenti ogni giorno in laboratorio. Tra di
loro personale della Henschel Flugzeug-Werke e ingegneri del centro
di telecomunicazioni dell' OKW, Oberkommando der Wehrmacht, Comando
Supremo delle Forze Armate tedesche.
Zuse
finisce per non sapere chi quel giorno verrà a lavorare. E’
impossibile pianificare, ma attorno alla macchina ferve il lavoro.
Uno entra in officina, capisce da solo cosa fare, prende in mano una
saldatrice, fa la sua parte.
Qualche
professionalità è indispensabile. Zuse non può fare tutto da solo,
ha necessità di qualcuno con competenze matematiche in grado di
sostituirlo nel lavoro di programmazione -anticipando i tempi, sta
mettendo a punto il Plankalkül,
probabilmente il primo linguaggio di programmazione di alto livello.
Arriva per strane vie un cieco che si rivela abilissimo.
Qui
veramente, nel cuore della città bombardata, in un laboratorio dove
si insegue un sogno, Arbeit
mach frei,
il lavoro rende liberi. Nel laboratorio di Zuse
nessuna scritta ostentata, nessun proclama: solo lavoro cercato e
offerto. Lavoro come resistenza all’insensatezza, alla paura, alla
morte che incombe. Lavoro inteso come modo per mantenere viva la
propria dignità. Lavoro praticato quotidianamente, il corpo e la
mente coinvolti, per tenersi vivi.
Nel
gennaio del ‘45, mentre sul fronte occidentale è ancora in corso
il contrattacco tedesco nelle Ardenne, sul fronte orientale l’Armata
Rossa rompe la resistenza tedesca, avanzando di trenta, quaranta
chilometri al giorno occupa Varsavia, Danzica, la Prussia Orientale,
Poznan, fino a schierarsi su una linea a sessanta chilometri ad est
di Berlino, lungo il fiume Oder.
In
quei giorni Zuse trova il tempo di sposarsi con
Gisela Brandes, una
sua collaboratrice. Intorno bombardamenti, distruzione, paura a fior
di pelle, assenza di futuro. Ma Konrad vuole "una nobile
cerimonia", un matrimonio solenne - lui in frac e cilindro, lei
vestita di bianco. Una carrozza per gli sposi.
3
febbraio 1945: un bombardamento aereo causa distruzione nella
Luisenstadt, l'area attorno a Oranienstraße.
Le stesse case attorno all'officina sono abbattute. Il lavoro è
stato portato avanti fino all’estremo. Ma è ormai impossibile
proseguire.
Zuse
smonta la macchina, imballa le parti, le carica su un convoglio
ferroviario, sul quale sale insieme alla moglie incinta. Il convoglio
parte da Berlino il 16 febbraio.