sabato 10 agosto 2013

Un modo di intendere l'informatica umanistica

L'informatica strutturata subordina l'accesso alla conoscenza a modelli, griglie, gerarchie - schemi, tutti, inevitabilmente dati a priori.
Il sistema funziona solo se colloco un dato all'interno del modello dei dati. Solo se assoggetto una informazione ad una transazione. Solo se inserisco un documento in una cartella.
Il sistema funziona solo se conservo una unica versione del dato, dell'informazione, del documento.
Si scarta così tutto ciò che è di difficile collocazione e di difficile trattamento - e si tratta di ciò che spesso, proprio per questa sua anomalia, è potenzialmente più ricco.
Per accedere a quel dato, a quell'informazione, a quel documento devo andare a cercarlo esattamente lì dove è stato correttamente collocato. La transazione funzionerà se, e solo se, si svolgerà esattamente come è stato previsto. Troverò il documento -che adesso cerco per un motivo diverso dal motivo per cui avevo scelto di conservarlo- solo se riuscirò a tornare mentalmente al momento in cui ho scelto la cartella in cui collocarlo.
Funzionano in questo modo i computer quando sono intesi come macchine eredi del progetto della matematica di Hilbert. Non a caso il computer è stato progettato dal suo più acuto allievo, von Neumann: un linguaggio logico, universale e privo di sbavature, capace di descrivere il mondo in modo univoco, discriminando il vero dal falso. Garantendo ragionamenti perfetti e verità indiscutibili. Ciò che non può essere detto tramite questo linguaggio -come sintetizzò Wittgenstein- deve essere taciuto.
Questa macchina  funziona come l'uomo non può e non vuole funzionare. Quindi, sostituisce l'uomo. Usando questa macchina l'uomo accetta di pensare in un modo che non è il suo.
Vannevar Bush, che conosceva bene questa macchina quando, negli anni '40 del secolo scorso, se ne stavano costruendo i primi prototipi funzionanti, eccepisce: 'ma l'uomo non ragiona così'.
Bush, a partire da questa constatazione, descrive una macchina diversa. Una macchina che negli anni '60, in virtù del lavoro di due seguaci di Bush, Licklider e Engelbart, verrà effettivamente costruita.
La macchina di Bush non sostituisce l'uomo, ma invece l'accompagna l'uomo nel suo muoversi tra dati, informazioni, documenti. Una macchina che accetta di conservare dati. informazioni, documenti, a prescindere dall'esistenza di modelli, griglie, gerarchia. Una macchina che non elimina tutto ciò che, rispetto ad una astratta idea di perfezione, appare rumore e ridondanza: una macchina che accetta cioè di conservare -e di considerare ricca fonte di conoscenza- dati, informazioni, documenti replicati, caratterizzati da varianti, incompleti, simili l'uno all'altro, in apparenza indistinguibili.
La macchina di Bush permette di accedere a dati, informazioni, documenti, dovunque siano conservati, e di connetterli tra di loro. E' una macchina che accompagna l'uomo nel pensare, nello sgarbugliare il garbuglio che ha in mente. Una macchina che accompagna l'uomo nel suo imperfetto, personale, irripetibile, di volta in volta differente percorso di costruzione di conoscenza.
La 'macchina di Hilbert e di von Neumann' funziona in base ad uno schema dato a priori: un programma. L'uomo può fare solo ciò che la macchina considera fattibile.
La 'macchina di Bush, Licklider e Engelbart' interagisce con l'uomo, accrescendone la creatività, l'immaginazione, l'inventiva.
Perciò si può dire che all'informatica strutturata si oppone l'informatica umanistica.

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