domenica 15 gennaio 2023

Etica dell'intelligenza artificiale. Le religioni abramitiche si accodano al Vaticano

Etica dell’intelligenza artificiale: l’impegno delle religioni abramitiche nella Rome Call, si legge in un comunicato Microsoft del 10 gennaio 2023.

Le Chiese monoteiste si alleano con IBM e Microsoft nello scrivere algoritmi e nel decidere, insieme, cosa è buono per il popolo. Questo accade proprio nei giorni in cui viene rilasciata la ChatGPT, da molte parti giustamente considerata pericolosa, perché parla a noi umani con voce e con argomentazioni apparentemente umane. Le Chiese si candidano quindi a parlare attraverso ChatGPT. Ovviamente Microsoft, IBM, e la comunità dei promotori dell'industria digitale, accettano di buon grado la New Entry. L'avallo delle Chiese fa comodo.

Non è che l'allargamento del progetto promosso nel 2020 a nome del Vaticano dall'arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Di cui parlo dettagliatamente in un articolo apparso su Agenda Digitale. (Lo trovate qui su questo blog l'articolo, con il titolo che ritengo più appropriato)

Ora a Monsignor Paglia si aggiungono il rabbino capo Eliezer Simha Weisz (membro del Consiglio del Gran Rabbinato di Israele) e lo sceicco Al Mahfoudh Bin Bayyah (Segretario Generale del Forum per la Pace di Abu Dhabi), in rappresentanza dello sceicco Abdallah bin Bayyah, (presidente del Forum per la Pace di Abu Dhabi e presidente del Consiglio emiratino per la Shariah Fatwa).

Tra le dichiarazioni dei firmatari la più emblematica è quella del rabbino Weisz. “L’ebraismo esalta la saggezza dell’umanità, creata a immagine e somiglianza di Dio, che si manifesta in generale nell’innovazione umana e in particolare nell’intelligenza artificiale”. La la saggezza umana si manifesta nell'Intelligenza Artificiale? Direi il contrario: la saggezza umana sta nell'uso cauto e dubitante di ogni strumento fondato sull'Intelligenza Artificiale. Nelle parole del rabbino aleggia poi un'inquietante analogia tra l'Intelligenza Artificiale e ciò che è creato "a immagine e somiglianza di Dio".

I rappresentanti delle Chiese accettano di buon grado la linea dettata dal padre francescano del Terzo Ordine Regolare Paolo Benanti, professore straordinario presso la Facoltà di Teologia della Pontificia Università Gregoriana, direttore scientifico della Fondazione RenAIssance.

"La dignità umana e i diritti umani ci dicono che nel rapporto uomo-macchina è l’uomo a dover essere protetto”. Benanti accetta così l'equiparazione uomo macchina. E candida sé stesso ed ogni sacerdote delle tre Chiese Abramitiche a proteggere l'essere umano. I sacerdoti si chiamano fuori, come se non fossero essi stessi esseri umani. Si riconoscono nel superiore statuto di Protettori e per questo vogliono partecipare alla scrittura gli algoritmi.

Ecco così Benanti tornare sul suo cavallo di battaglia, riassunto nel neologismo algoretica. "Dobbiamo stabilire un linguaggio che possa tradurre i valori morali in qualcosa di computabile per la macchina". (Parlo della posizione di padre Benanti, e della sua algoretica, in questo blog, qui).

Ho già segnalato la pericolosa china sulla quale si scende se accetta questa via.

Primo passaggio: i valori morali cessano di essere valori dell'essere umano e diventano patrimonio dell'esperto capace di trasformare l'etica in qualcosa di computabile. Computabile vuol dire: eseguibile da una macchina.

Si apre così la strada -secondo passaggio- all'autonomia morale della macchina.

Terzo passaggio: si arriva a sostenere che la macchina, che computa meglio dell'essere umano, sarà più morale dell'essere umano. Non mi si dica che il terzo passaggio è esagerato, lontano dal pensiero di tecnici ed esperti. Dimostro, in un articolo su questo blog, che rinomati esperti ci pensano davvero citando la posizione del computer scientist di cultura ebraica Judea Pearl

Anche stavolta, come in occasione del primo lancio della Rome Call, nel 2020, si chiama in causa il Papa. Ma nonostante il Papa citi la nuova parola magica algoretica, appare subito chiaro la sua posizione è ben diversa dalla posizione di Benanti. Per il Papa: l’algoretica non è altro che "la riflessione etica sull’uso degli algoritmi". E il Papa si augura che questa riflessione "sia presente nel dibattito pubblico", prima che "nello sviluppo delle soluzioni tecniche". E sopratutto Bergoglio afferma che “Non è accettabile che la decisione sulla vita e il destino di un essere umano vanga affidata ad un algoritmo".

Monsignor Paglia ed ora anche con loro rappresentanti delle altre 'religioni abramitiche' accettano invece la strada di Benanti: insufflare principi etici negli algoritmi.

C'è un'altra via. Allargare per quanto possibile il dibattito pubblico tra i cittadini, che sono anche i fedeli delle grandi religioni.

Accettando come punto di partenza una considerazione opposta a quella di Benanti. La vita, così come la coscienza umana, sono talmente complesse da non poter mai essere adeguatamente computate. L'etica ed il senso di responsabilità sono qualcosa di profondamente umano. E' ciò che distingue l'uomo dalla macchina.



2 commenti:

  1. Grazie per questa dissertazione. Mi pare inquietante l’equiparazione di istituzioni statali, religiose e di aziende private rispetto a questo, che a ragione si può definire “il” vero tema globale della nostra epoca. La distanza che si accentua tra addetti ai lavori e resto dell’umanità, rende anche ambiguo il proposito di mettere l’essere umano e la natura al centro dell’innovazione digitale: da chiedersi, quale essere umano e quale natura, immaginati e “progettati” da chi?

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  2. Condivido l'urgenza della domanda che poni. Credo che la risposta debbano darla cittadini che si assumono tutte le responsabilità del loro ruolo. Non bastano ovviamente le risposte di 'tecnici' e addetti ai lavori.

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