Non i parla abbastanza delle persone alle quali dobbiamo la stessa esistenza del World Wide Web, e il suo miglioramento continuo.
Uno di questi, uno dei tanti, è Ian Hickson, l'editore della specifica Html. Facile reperire informazioni sul suo lavoro e sul suo punto di vista; basta visitare la sua pagina su Google+. Due sue recenti prese di posizione l'hanno portato al centro dell'attenzione. Si tratta di prese di posizione importanti.
La prima riguarda le modalità di sviluppo del software. Hickson è un gran sostenitore di quell'approccio è anche detto -non di rado in senso spregiativo- detto anche 'beta permanente'.
Hickson ne parla a proposito del suo lavoro nell'ambito del Web Hypertext Application Technology Working Group (WHATWG) -il gruppo di lavoro che si occupa dell'evoluzione del tecnologie Html-. Rivendica i pregi il suo modo di lavorare, che chiama 'living standard model', opponendolo allo 'snapshot model' tradizionalmente adottato da chi lavora nel W3C.
Secondo lo 'snapshot model', "one has a 'draft' that nobody is supposed to implement, and when it's 'ready', that draft is carved in stone and placed on a pedestal. The
usual argument is something like 'engineering depends on static
definitions, because otherwise communication becomes unreliable'."
Il 'living standard model', che Hickson e il suo gruppo adottano nel lavoro attorno all'Html, è invece
"a standard that we update more or less every day to make it better and better".
Niente è mail del tutto pronto. Ma intanto si può rendere disponibile il codice.
Non una norma imposta dall'alto, ma miglioramento continuo. Questo non vuol dire che seguendo l'approccio 'living standard si possano cambiare le cose in modo arbitrario. "The only
possible changes are new features, changes to features that aren't
implemented yet or that have only had experimental implementations, and
changes to bring the specification even more in line with what is needed
for reliable communication, as the argument above puts it (or
'interoperability', as I would put it), i.e. fixing bugs in the spec.".
La necessaria standardizzazione delle risorse definite dal World Wide Web Consortium (W3C), base necessaria per garantire l'interoperabilità, "doesn't depend on static definitions, it depends on accurate
definitions".
Posso aggiungere che dietro una definizione statica, "carved in stone and placed on a pedestal", imposta a tutti come fatto compiuto, l'interesse di parte ed eventualmente l'inganno si nascondono bene. Ben più difficile nascondere interesse di parte e inganno dietro una definizione accurata, ridotta allo stretto necessario, costantemente migliorata, trasparente, soggetta al controllo pubblico.
Ora, il ruolo di Hickson è particolarmente importante per via dell'Html5. In parole povere, l'Html5 rende inutili le App. Il potere economico, ed ed anche di controllo sociale, della Apple, per quanto riguarda iPhone e iPad, così come di Google per quanto riguarda il sistema operativo per dispositivi basati su Android, si fonda appunto sulle App, programmi scritti appositamente per ogni diverso sistema operativo: l'Os dell'iPad, Android, ecc. L'Html5 permette invece di accedere direttamente via browser (Safari, Explorer, Firefox, Chrome o quello che sia). Tutto più semplice, più trasparente, economico, uguale per tutti - come dovrebbe essere il World Wide Web.
Per Apple, Google, Microsoft, per i produttori di contenuti, l'importante è 'far pagare', e quindi la totale assenza di protezione dei contenuti sostenuta da Hickson è giudicata un 'punto di debolezza'. Si fa passare per problema tecnico una questione di libertà. O per maggior precisione: una questione etica.
Pochi giorni fa, non a caso, Hickson ha rifiutato una ulteriore proposta di inserire nelle specifiche Html un sistema di protezione dei contenuti multimediali, dichiarando: "I believe this proposal is unethical and that we should not pursue it".
L'etica del Web sta nel garantire uguali condizioni di accesso. Chi ritiene di dover far pagare i contenuti che offre sul Web, faccia pure. I mezzi per raggiungere lo scopo sono diversi. Ma il Web è il Web solo se i suoi standard, come vuole Hickson, restano accurati, ridotti allo stretto necessario, costantemente migliorati, trasparenti, soggetti al controllo pubblico.
Nessuno ce lo viene a dire chiaramente, ma il sogno dei grandi operatori è quello di tornare ad una situazione one to many, una situazione dove i pochi dotati di potere possano decidere cosa va pubblicato e cosa no, e a che condizioni. Hickson e altri come lui, attraverso gli standard, difendono la libertà di accesso. L'etica del Web sta nel garantire a tutti la possibilità di pubblicare.
sabato 3 marzo 2012
Ian Hickson e l'etica dell'Html 5
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mi hai fatto conoscere una persona, Hickson, cui sono debitore di uno straordinario impegno etico; pur essendo meravigliato dalla straordinaria magìa di Google che mi dà ogni immaginabile -e inimmaginabile- risposta in tempo reale, sostengo da sempre che questa sua fantastica capacità sia funzione di una strategia diabolica di controllo planetario che mi appare evidente e sempre più inquietante.
RispondiEliminaE Hickson col suo rifiuto di un sistema di protezione dei contenuti perché "unethical" é uno straordinario alfiere della libertà di ciascuno di noi. Seguiamolo, sosteniamolo e proteggiamolo