Il pensiero
speculativo del filosofo
viaggia per concetti, e
quindi, coglie in modo
per noi ancora oggi
sorprendente ed illuminante
l’essenza della
cibernetica e dell’informatica.
Se l’acutissima lettura
heideggeriana dell’informatica
non è stata granché
studiata,
e tanto meno è
stata intesa. ciò appare
dovuto alla scarsa
consuetudine con l’informatica
di chi legge Heidegger,
e per l’altro
verso alla scarsa
consuetudine con un certo
pensiero filosofico di
coloro che hanno tentato
di ragionare sul confine
tra filosofia e
informatica.
Eppure Heidegger
ci parla di dato
e di informazione,
ci parla di computazione,
ci parla di pensiero
e di conoscenza mediati
dall’uso di macchine,
ci parla di come
l’essere umano rischia
-nel dominio dell'informatica-
di essere espulso dal
processo di costruzione di
conoscenza. E ci
parla infine dell’esperienza
che
ognuno
di
noi
fa
con
programmi
per
il
trattamento
dei
testi,
con
il
World
Wide
Web
e
con
il
motore
di
ricerca:
al
di
là
del
domino
della
macchina
si
ritrova,
in nuova forma,
l’uomo attore del
processo.
Questo testo non è che un frammento del mio commento ad una conferenza tenuta il 30
ottobre
1965.
Il
titolo
della
conferenza
appare
chiaro:
Das Ende des Denkens
in der Gestalt der
Philosophie,
La fine del pensiero
in forma di filosofia. La conferenza è anche nota con il titolo Zur Frage nach
der Bestimmung der Sache
des Denkens, Sulla
questione riguardante la
determinazione della materia
del pensare
Heidegger:
L’esserci
è la Lichtung,
il diradamento per la presenza in quanto tale, e nel contempo non lo
è affatto, nella misura in cui il diradamento è soltanto l’esserci,
è garante cioè di questo ente come tale. L’analitica dell’esserci
non perviene ancora a ciò che è proprio della Lichtung
e non giunge per niente in quell’ambito a cui, dal canto suo, la
Lichtung
appartiene.
La presenza di
ciò che è presente
non ha in quanto
tale alcun rapporto con
la luce (Licht)
nel senso del chiarore.
La presenza è invece
riferita al diradarsi
(Lichte)
nel
senso
della
Lichtung
(clearing).
Ciò
a
cui
questa
parola
ci
fa
pensare,
lo
si
può
chiarire
con
un
esempio.
Una
Lichtung
(radura)
nel
bosco
è
quello
che
è,
non
a
causa
del
chiarore
e
della
luce
che
vi
può
splendere
durante
il
giorno.
La
Lichtung
c’è
anche
di
notte.
Lichtung
significa:
in
questo
punto
il
bosco
può
essere
attraversato.
Il
filosofo
ci
ha
accompagnato
nella
zona
di
confine,
lì
dove
la
filosofia
giunge
alla
sua
fine
ed
offre
l’immagine
estrema
di
sé
nel
dissolversi
in
scienze
diverse,
ognuna
autonoma
ed
inconsistente.
Lì
l’informatica
prende
il
posto
della
filosofia,
e
sembra
offrire
alle
scienze
un
fondamento
comune:
con
l’armamentario
dell’informatica
strutturata
la
‘cosa’
del
pensiero,
sia
pure
ridotta
a
dato
computabile,
diveniva
maneggiabile.
Così
l’inafferrabile,
il
meraviglioso,
lo
sfuggente
apparire,
il
presentarsi
dell’essere,
sembra
diventare
afferrabile.
Eppure il filosofo si accorge del
pericolo implicito in questa informatica, estrema manifestazione
della tecnica: l’orientamento al controllo, l’attaccamento alla
conoscenza che c’è già, l’accanita attenzione alla
parcellizzazione, il necessario ricorso a fondamenti e ad
impalcature. Tutto questo, in realtà, significa rivolgere lo sguardo
all’indietro. Perché l’informatica sappia accogliere il
presentarsi dell’essere, il frutto di nuovo pensiero, il nuovo
apparire di conoscenza, c’è bisogno di qualcos’altro.
Se l’uomo è un libero essere
storico, deve guardarsi dal pericolo di consegnare la determinazione
di sé al riduttivo modo di pensare informatico. Se la domanda
implicita nella filosofia è ‘in cosa consiste la stessa
possibilità di pensare’, la domanda deve porsela anche
l’informatica, ora che prende il posto della filosofia.
Heidegger:
Meditare sul fatto che
e su1 modo in
cui la Lichtung
è garanzia della presenza
(Anwesenheit)
fa parte della domanda
concernente la determinazione
della materia (Sache)
del pensiero, un pensiero
che, volendo corrispondere
a questa materia e
agli stati che le
sono propri, si vede
costretto a trasformarsi.
Anche
questo parlare a proposito della Lichtung
non è forse soltanto una metafora, ricavata dalla radura del bosco?
In fin dei conti la radura non è che qualcosa di presente in un
bosco presente. Invece la Lichtung,
come garanzia propria dello spazio libero, del venire alla presenza e
del permanere di ciò che è presente, non è né qualcosa di
presente, né una proprietà della presenza. La Lichtung,
e ciò che essa stessa dirada, resta
piuttosto
qualcosa che concerne il pensiero non appena questo è interessato
dalla domanda su come stiano le cose a proposito della presenza in
quanto tale.
Troviamo
qui
occasione
per
osservare
la
parabola
dell’informatica
-così
come
la
conosciamo,
dal
momento
del
suo
emergere
come
disciplina,
o
meta-scienza,
al
momento
in
cui
scrivo.
Possiamo
tornare
dunque
ora
a
guardare
all’informatica
infantile,
costretta
a
lavorare
su
una
piccola
parte
della
‘materia
del
pensiero’,
costretta
a
contentarsi
di
dati
‘certi’,
ma
poveri.
Costretta
a
considerare
del
pensiero
solo
ciò
che
è
computabile,
cioè:
solo
ciò
che
è
esprimibile
attraverso
uno
specifico
linguaggio
formalizzato.
Costretta
a
fondarsi
sull’ordinabilità,
sul
controllo.
Questa
informatica
cerca
rimedio
all’‘iconoscibilità
della
cosa’ nella
‘certezza
del
dato’,
segno
della
cosa
finemente
definito,
in
un
modo
non
più
comprensibile
all’uomo,
e
comprensibile
invece
solo
da
parte
di
macchine
dedicate
a
questo
scopo.
C’è
-come
ci
ricorda
il
filosofo-
un
evidente
limite
in
tutto
questo:
la
conoscenza
non
può
essere
ridotta
all’esecuzione
di
un
algoritmo,
e
non
può
essere
subordinata
all’imposizione
di
una
scaffalatura,
di
una
struttura
data
a
priori.
Ma
tutto
cambia
quando
l’informatica
si
scopre
in
grado
non
solo
di
ordinare
ed
a
elaborare
fine grained data,
ma
capace
di
lavorare
con coarse
grained data
attinti
da
un
‘fondo’.
In
questo
‘fondo’
stanno
anzi,
per
meglio
dire,
non
importa
come
organizzati,
materiali
di
grana
diversa,
insomma:
Sache,
Stoff,
matter,
coarse, roba:
in
apparenza
magari
anche
robaccia
grossolana,
cianfrusaglie.
E
la
questione,
il
problema,
la
materia del
lavoro
-ecco
in
gioco
il
doppio
senso
di
Sache e
di
matter-
non
risiedono
più,
come
nell’informatica
infantile,
nell’elaborare
e
nell’ordinare.
La
questione,
il
problema,
la
materia,
in
questa
informatica
evoluta,
sta
nel
diradare.
Come
il
bosco
si
dirada
improvvisamente
finché
-Lichtung-
ci
appare
la
radura, così
funziona
l’informatica
che
porta
a
galla,
alla
luce,
ciò
che
è
implicito
nella
materia,
per
tentativi
ed
errori,
per
approssimazione,
senza
che
alla
fin
fine
importi
come.
Due
esempi
appaiono
subito
evidenti.
Così,
lavorando
con
materiali
eterogenei
ed
eterocliti,
costruiamo
conoscenza
tramite
il
Data
Mining:
rovistando,
appunto,
in
questo
‘fondo’,
e
cercando
cluster,
cercando
sul
momento
una
struttura
utile
a
tenere
insieme
abbastanza
bene
quei
materiali,
in
modo
che
ci
appaia
conoscenza.
Ci
soccorre
il
senso
implicito
in
cluster:
‘grumo’,
‘blocco’,
‘zolla’;
l’idea
di
possibile
‘coagulazione’,
‘raggrumarsi’,
prende
il
posto
del
necessario
riferimento
a
una
‘impalcatura’,
‘intelaiatura’
già
data.
E
così,
ancora,
lavorando
con
materiali
eterogenei
ed
eterocliti,
costruiamo
conoscenza
muovendoci
nel
World
Wide
Web
-sterminato
‘fondo’
di
materiali
continuamente
accumulati,
anche
con
il
nostro
contributo-
estraiamo
di
volta
in
volta
cose,
e
con
queste
costruiamo
provvisorie
ma
efficaci
strutture.
Heidegger:
Das
Lichte
è il diradarsi. Lichten
vuoi dire liberare, lasciar
libero, affrancare. Lichten
dipende da leicht
(lieve).
Alleviare, alleggerire una
cosa significa eliminare
gli ostacoli, condurla in
un ambito senza più
resistenze, nello spazio
libero. Levare l’ancora
vuol dire: liberarla dal
fondo marino che la
serra tutt’attorno ed
elevarla nello spazio
libero dell’acqua e
dell’aria.
La presenza è
assegnata alla Lichtung
intesa come garanzia
propria dello spazio
libero.
Lichtung,
clearing,
‘diradarsi’,
‘farsi
chiaro’,
processo
di
continua
emergenza
di
conoscenza
adeguata
alla
situazione.
Qui
c’è
il
processo,
il
flusso,
il
continuo
manifestarsi
della
presenza.
Un
processo
sempre
in
fieri,
sempre
possibile.
Un
processo
che
si
dà
a
prescindere
dall’essere
umano,
ma
del
quale
l’essere
umano
può
essere
partecipe.
Possiamo
quindi
riprendere,
andando
oltre
il
mero
esempio
sopra
accennato,
il
discorso
a
proposito
di
ciò
che,
nei
termini
proposti
dal
filosofo,
è
il
World
Wide
Web.
Nel
World
Wide
Web,
possiamo
osservare
diverse
azioni
connesse
e
interagenti,
azioni
che
coinvolgono
uomini
e
macchine,
azioni
orientate
al
‘diradarsi’,
‘superamento
di
resistenze’:
Lichtung,
clearing che
finisce
nel
liberare
conoscenza.
‘Liberarla
dal
fondo
che
la
serra
ed
elevarla
nello
spazio
libero
dell’acqua
e
dell’aria’.
Quando
l’essere
umano
aggiunge
tag,
‘etichette’
ai
materiali
grezzi,
l’essere
umano
e
la
macchina,
accoppiati
strutturalmente,
stanno
cooperando
nel
liberare
il
materiale
costretto
in
una
Gestell -intelaiatura,
scaffale-,
costretto
ad
essere
stabile,
ma
inattivo:
Bestand,
standing reserve,
fondo.
Così
non
importa
più
di
che
Sache,
roba,
stuff,
matter si
tratti
-
il
materiale
in
ogni
caso
è
reso
vivo,
suscettibile
di
infiniti
utilizzi.
Altrettanto
importante
Lichtung , lavoro di
diradamento, di apertura
di
percorsi, è
il
sotterraneo,
autonomo
lavoro
del
crawler,
l’agente
software
che
esplora
i
luoghi
reconditi,
rilevando
la
presenza
di
ogni
genere
di
Sache,
roba,
stuff,
matter.
E
poi
possiamo
vedere
l’essere
umano
e
la
macchina,
accoppiati
strutturalmente,
cooperare
alla
parousía,
‘al
far
sorgere
conoscenza
dalla
dalla
propria
essenza’,
quando
l’essere
umano
inserisce
nella
finestra
del
search engine ,‘motore
di ricerca’,
parole
che
presuppongono
interrogazioni,
domande.
E
trova,
restituite
dalla
macchina,
possibili
risposte.
E’
così
che
il
World
Wide
Web
ci
narra
di
come
la
materia
del pensare,
la
materia
per pensare,
prende
forma.
Solo
avendo
sotto
gli
occhi
di
questa
narrazione
-o
anzi:
solo
perché
di
questa
narrazione
abbiamo
esperienza,
essendone
attori
partecipi-
possiamo
cogliere
i
limiti
entro
i
quali
rischia
di
restare
avvinto
il
nostro
pensiero
– i
limiti
dei
quali
il
filosofo
ragiona.
Consideriamo
quanta
materia
del pensare,
materia
per pensare,
resterebbe
a
noi
oscura
ed
ignota,
poveramente
accessibile,
in
fondo
inaccessibile,
nel
modo
dei
libri
chiusi,
delle
biblioteca
sia
pure
ben
organizzate,
nel
mondo
sia
pure
perfettamente
strutturato
dell’informatica
infantile.
Il
filosofo
sta
dicendoci
che,
forse,
le
risposte
che
la
filosofia
non
può
più
dare
potranno
essere
trovate
tramite
l’informatica.
Ciò
accadrà
se
l’informatica
abbandona
fondamenti
e
orientamenti
al
controllo,
e
si
manifesta
invece
come
affrancamento,
liberazione
del
pensiero.
Così
è
quando
noi,
pur
limitati
nell’agire
dalla
nostra
pochezza,
e
dalla
pochezza
delle
macchine
che
ci
accompagnano
nell’esplorazione,
ci
muoviamo
affacciati
sull’ignoto
Web
con
l’ausilio
di
un
motore
di
ricerca.
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