Mentre Freud ci invita ad accettare le nostre tenebre, ed il nostro stesso essere stranieri a noi stessi, in quegli stessi anni filosofi e matematici -Frege, Russell, Hilbert- tentano di definire linguaggi capaci di rendere esplicita ogni oscurità, linguaggi capaci di descrivere senza ambiguità ogni cosa.
Frege e Russel preparano l'avvento dell'informatica figlia della matematica: modelli formali, assiomatici, gerarchici, deduttivi. Data bases che pretendono di contenere solo 'verità, e che scartano la conoscenza che non può essere esattamente classificata. Freud, all'opposto, ci parla di quella fonte di conoscenza sovrabbondante, disordinata e anche tenebrosa, ma ricchissima: il World Wide Web.
A Vienna, nel 1919, nei giorni dell’inizio della fine -la prima Guerra Mondiale è appena terminata, il millenario Impero si è sbriciolato- Sigmung Freud, riprendendo in mano un più vasto saggio che aveva da anni nel cassetto, scrive a proposito dell’Unheimliche.1
Freud nota che ciò che per uno è Heimlich per l’altro è Unheimlich. Così come, possiamo ricordare, seguendo la lezione di Marcel Mauss, il gift è allo stesso tempo dono e veleno: ognuno teme ciò che non gli è familiare, cioè che risulta ignoto e straniero. Ma non basta questo ad avvicinare il mistero dell’Unheimlich. Per coglierlo, ci dice Freud, dobbiamo seguire Schelling. “Unheimlich, dice Schelling, è tutto ciò che avrebbe dovuto restare segreto, nascosto, ed invece è affiorato”.
Anche a casa nostra, anche nella nostra città, nella nostra patria, nel mondo caldo e familiare dove dovremmo essere protetti da ogni pericolo esterno viviamo nel sospetto e nel timore, viviamo nel timore.
Freud, si sa, vuole parlarci dell’inconscio, ma nel farlo ci sta parlando di conoscenza.
L’ Heimlich-Unheimlich “in quanto conoscenza”: una conoscenza che ci è familiare, che ci rassicura e ci offre conferme. E che e al contempo ci è estranea, provoca spavento, contiene qualcosa di inquietante e sinistro che preferiremmo tenere lontano da noi.
E' così che ci affacciamo sul World Wide Web. Viviamo lo spaesamento, l'inquietudine, ci troviamo di fronte all'Unheimlich. Qualcosa di familiare e allo stesso perturbante, per l'assenza di confini, di ordine e di regole. Ma proprio in questo sta la ricchezza del Web: la ricchezza con la quale dobbiamo imparare a convivere.
1Sigmund Freud, “Das Unheimliche”, Imago, Band V, Wien, 1919; trad. it. Leonardo e altri scritti, Saggi sull’arte, la letteratura e il linguaggio, I, Boringhieri, Torino, 1969, pp. 267-307.
2Jakob e Wilhelm Grimm, Deutsches Wortërbuch, Hirzel, Leipzig, 1877.
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