Se avete bisogno di immaginare il
vostro libro sul bancone delle novità, in cima alla pila, allora
fate bene a fidarvi di chi vi viene a parlare di SEO, Search Engine
Optimization.
Questi esperti, questi piccoli guru,
SEO, Search Engine Optimizer, vi diranno che, scritto un post sul
vostro blog, prima di pubblicarlo sul Web, dovrete fare cose
contrarie al senso comune, cose come una preghiera salmodiata in una
lingua sconosciuta, preghiera rivolta al Dio Google, perché abbia
pietà di voi. E altrettanto vi diranno i SEO, Search Engine
Optimizer, a proposito delle pagine del vostro sito aziendale,
acciocché vengano lette: dovrete adempiere a un rito, impetrare la
grazia, adorare il totem, Dio Google, compiendo azioni di cui a voi,
poveri umani, non è dato di capire il significato.
E vi accadrà allora che spaventati,
voi piccoli uomini, di fronte all’insensatezza di ciò che vi si
propone, timorosi di non saperlo far bene -come muoversi a Dio
piacendo tra SERP, SEM e SEA-, consapevoli di come sia improbabile
che Dio Google ascolti la vostra povera voce, vi affiderete a lui, il
SEO, Search Engine Optimizer, sacerdote del culto, adoratore
professionista di Dio Google, e gli direte: fai tu per noi, noi
abbiamo scritto povere parole, aggiungi loro ciò che Dio Google vuol
sentirsi dire per farci apparire in Alto Sulla Prima Pagina,
sull’altare di questa Imprescindibile Esigenza cambia le nostre
stesse parole se necessario. Non abbandonarci, ti prego, soccorrici,
SEO, Search Engine Optimizer.
Perché, vi diranno, non conta quello
che avete scritto, conta invece ridire ciò che voi avete scritto con
troppo povere e sincere parole in un linguaggio ben accetto a Dio
Google. Vi diranno che è peccato mortale non aggiungere keyword
e description, invocazioni a Dio Google. Vi diranno che quello
che avete scritto è troppo lungo o troppo breve. E vi diranno che
avete usato le parole sbagliate. E vi diranno cosa dovete scrivere in
neretto e cosa no. E vi diranno che è indispensabile aggiungere alle
parole che avete scritto una immagine. E vi spiegheranno che comunque
è vano considerarsi sulla retta via. Poiché Dio Google è
irascibile, il suo umore sottile ed instabile, le sue ire e i suoi
malumori rischiano di costantemente di scatenarsi. Poiché Dio
Google, vi spiegheranno ancora i SEO, Search Engine Optimizer, vuole
essere ingannato, ma è impossibile a noi umani dire fino a che
punto. Cosicché, vi diranno i SEO, Search Engine Optimizer, non ci
resta che vivere timorosi e succubi, in ogni istante paventando la
tremenda punizione: l’Abbassamento Del Ranking.
E così voi che vi siete avvicinati al
Web inizialmente con timore, ma in fondo con fiducia, considerandolo
un luogo dove essere se stessi, luogo dove è finalmente possibile
far ascoltare la propria voce, voi alla pari su questo nuovo terreno,
alla pari del grande giornalista della grande testata, o del
Pentagono o della Coca Cola, e così voi che vi siete avvicinati con
fiducia al Web vi ritroverete succubi di un giudicante Grande
Fratello.
E così finirete per dimenticare i
lettori ai quali intendevate rivolgervi con ill vostro blog, finirete
per dimenticare i clienti ai quali intendevate rivolgervi tramite il
sito della vostra azienda; finirete considerare misura della bontà
delle parole che avete scritto, o della vostra offerta commerciale,
il giudizio insondabile del Dio Google: ciò che è bello e che è
buono, il bene, è ciò che è premiato dal Sacro Ranking, il posto
in Alto Sulla Prima Pagina.
E così potrete trovarvi a considerare
troppo selvaggio e terribile questo costante, istantaneo confronto
con il terribile giudizio del Dio Google, e vi troverete forse a
preferire un mondo più protetto, dove le regole appaiono più
semplici e dove si è costantemente condotti per mano, e
abbandonerete allora il Web, e troverete conforto in Facebook. Vi
apparirà semplice e confortevole usare le modeste opzioni offerte,
vi troverete a vostro agio nello scrivere brevi post. Liberati dalla
necessità di aggiungervi description e keyword. Al
posto del giudizio terribile del Dio Google il più confortevole ‘mi
piace’ degli amici. Al posto del difficile tentativo di essere se
stessi -il vostro blog posto alla pari del sito del grande giornale;
il vostro sito che si confronta con il sito della Coca Cola- il ben
più facile gioco del dichiararsi follower, seguaci di qualcun altro.
E così, confortati dalle regole che
Facebook vi impone, esperti ormai della gestione del vostro profilo
personale, compierete il passo: aprirete una pagina. Ed ecco che
allora il SEO, Search Engine Optimizer, verrà a trovarvi, con un
altro nome sul biglietto da visita, e vi spiegherà
che anche qui, anzi, più chi che nel Selvaggio Web, c’è un Dio
che governa il mondo e che gode dell’insindacabile diritto di
determinare chi vedrà la vostra pagina e chi no. E vi dirà che le
leggi del Dio Facebook sono imperscrutabili e saggiamente astruse. E
vi dirà che il Dio Facebook ha ora un nome più preciso, Dio
Facebook For Business. E vi dirà che voi non potete capire, ma per
vostra fortuna c’è lui, sacerdote del culto, lui pronto a dirvi
cosa fare e come farlo.
Amici, lasciate perdere chi vorrebbe
insegnarvi come fare, chi vorrebbe imporvi di andare contro il vostro
fiuto e il vostro buon senso, lasciate perdere chi vuol farvi
apparire difficile ciò che è facile, lasciate perdere gli ‘esperti’
che vogliono farvi apparire necessaria la loro mediazione, lasciate
perdere chi vuole imporvi Regole Astruse Definite ed Imposte Dalla
Macchina-Dio.
Il World Wide Web è il contrario di
tutto questo. Il Web è un’altra cosa. E’ nato per permettere ad
ognuno di essere se stesso. Il Web è nato per dare spazio a chi
impara facendo. Ricordate, amici, che, dopotutto, scrivete per
qualcuno che forse vi leggerà, non per Dio Google.
Ricordate che state cercando qualcuno
che legga le cose interessanti che avete scritto. State cercando
qualcuno che compri i vostri prodotti, che si distinguono per la loro
qualità e la loro originalità. Questi lettori e questi potenziali
clienti sono persone intelligenti, che non si fermano alla prima riga
del motore di ricerca!
Adeguando il nostro modo di comunicare
a ciò che Dio Google vorrebbe imporci, adeguandoci a ciò che i
Sacerdoti SEO ci consigliano, rendiamo i nostri testi più standard,
più normali; depotenziamo la nostra offerta, e quindi, in fin dei
conti, diminuiamo le possibilità di raggiungere quei lettori che
sono interessati proprio a ciò che di nuovo e di originale -non
standard, non normale- noi proponiamo.
Amici, potrà anche capitarvi di
parlare al vostro SEO della tesi che ho appena sostenuto -certo è
una cosa che avevate già pensato da soli-. E’ probabile allora che
il vostro SEO vi dica: ‘Certo, è la teoria della coda lunga’. Ed
è possibile che continui a parlare cercando di spiegarvi con i
giusti paroloni ciò che sapevate già, per arrivare a dirvi che sì,
è vero, ma serve sempre la guida dell’‘esperto’.
Di fronte a questi paroloni, che di
frequenti mi capita di ascoltare, mi consolo sempre con quelle parole
di Stendhal, che sintetizzano in anticipo qualsiasi teoria delle code
lunghe: "J'écris pour des amis inconnus, une poignée d'élus
qui me ressemblent: les happy few”.
Scrivo per degli amici sconosciuti, un
pugno di eletti che mi assomigliano: i pochi felici. Questo è il
Web. Alla fin fine, ho ragione: perché nello scrivere e nel
pubblicare questo testo non ho utilizzato nessuno strumento di Search
Engine Optimization: nessuna description, nessuna keyword,
nessuna immagine. Non ho neanche scandito il testo in paragrafi con
titoli in neretto. Eppure voi mi state leggendo.
Le sacre regole dettate da famosi
SEO dicono che è sbagliato e sconveniente pubblicare lo stesso testo
su due siti diversi. Violo consapevolmente la regola pubblicando su
www.bloom.it e qui, su diecichilidiperle.blogspot.com.
Ben detto. Gli esperti disabilitanti (cf. Illich) sono sempre in agguato. Google si inventò il pulsante "mi sento fortunato" (che indirizza alla prima pagina recuperata come risultato della ricerca). Nata come feature autoironica, ora è divenuto presto un "mi faccio manipolare meglio". O un "rinuncio a scegliere" ed è mantenuto, nonostante il bassissimo utilizzo, come nostalgico monito, penso, alla essenza della ricerca perfetta (affidati completamente a dio Google).
RispondiEliminaPropongo una petizione affinché Google inserisca un pulsante che riporti una pagina di risultati selezionati totalmente a caso dal mare magnum del Web, senza pagerank. Un pulsante del genere dovrebbe chiamarsi "mi sento esploratore" o "lasciami scoprire, grazie"...