martedì 1 dicembre 2015

SAP: storica sconfitta dell'IBM e avvento della filosofia tedesca fatta macchina

Avevo già scritto, su questo blog, del 'Sap come filosofia'. Torno sul tema, in un quadro filosofico più preciso, in Macchine per pensare (Guerini e Associati, 2016), il libro di cui questo blog è stato laboratorio. Estraggo da Macchine per pensare questo brano.

Il comunicato distribuito il 7 aprile 1964 annuncia la presentazione System/360: "This is the beginning of a new generation - not only of computers- but of their application in business, science and government". Si tratta di un computer digitale elettronico finalmente maturo e disponibile per l'uso aziendale.
La macchina è un main frame, un'unica struttura centrale posta a governo delle informazioni. I dati sono caricati sulla stessa grande macchina tramite il lavoro di tastieriste, sulla stessa grande macchina girano tutti i programmi, le operazioni di elaborazione dei dati, a cura di tecnici specializzati, si accodano l’un l’altra, i risultati dell’elaborazione sono accessibili dopo un congruo periodo di tempo su un tabulato stampato, o sullo schermo di un terminale.
L’IBM gode di una posizione quasi monopolistica. L’intero processo di trattamento dei dati di quasi tutte le organizzazioni pubbliche e private importanti del pianeta è basato su macchine -hardware- IBM, linguaggio di programmazione IBM, tecnici IBM, formazione professionale IBM, presidio di consulenti IBM.
Ma ora, negli Anni Sessanta, sviluppi tecnologici permettono di lavorare in real time, lo stesso lavoratore può caricare i dati tramite il suo terminale, senza passare attraverso figure professionali specificamente dedicate al caricamento dei dati. L’elaborazione avviene in modo automatico, i risultati del calcolo sono subito disponibili sullo schermo di qualunque terminale.
Utilizzando questa nuova tecnologia, il governo IBM dell’intero processo verrebbe messo in discussione. Si accrescerebbe di gran lunga il peso di chi scrive il programma -il software-, la gestione delle macchine sarebbe semplificata. L’IBM, ovviamente tesa come ogni Corporation alla difesa dei volumi d’affari, è restia a cavalcare questa nuova onda.
Verso il termine degli Anni Sessanta vari progetti IBM potrebbero cogliere i vantaggi del real time. Ma proprio perché vanno a ledere rendite di posizione, i progetti languono.

SAP
Cinque giovani dipendenti IBM non ci stanno. Claus Wellenreuther, Hans-Werner Hector, Klaus Tschira, Dietmar Hopp, Hasso Plattner sono dotati di una buona formazione: economia aziendale, fisica, matematica, ingegneria. Decidono di andare avanti da soli. Nel ‘72 i  cinque, in età compresa tra i ventotto e i trentasette anni, fondano per questo una società, Systemanalyse und Programmentwicklung, Analisi dei Sistemi e sviluppo di Programmi, SAP. Diverrà negli Anni Ottanta il più rilevante produttore globale di software per aziende, scardinando il primato IBM.
IBM propone ad ogni azienda la possibilità di sviluppare software coerenti con la propria cultura e le proprie strategie. SAP all’opposto propone un software sviluppato nella softwarehouse e poi ceduto in uso ad ogni azienda come oggetto unico, non modificabile. IBM vende software diversi, strumenti per lo sviluppo software, hardware. SAP offre sul mercato uno solo software, un solo programma. SAP svaluta l’hardware, la mera macchina: l’hardware -ferraglia, circuiti elettronici- è un supporto necessario ma irrilevante. Ciò che conta è il software.
Possiamo definire macchina anche il software - ma allora si tratta di macchine immateriali, mentali, knowledge, General Intellect, puro pensiero. La separazione del software dall’hardwdare è la prosecuzione su un nuovo terreno della separazione della mente, luogo del puro pensiero, dal vile corpo umano.
Con SAP il pensiero tedesco, il genio tedesco per la visione sistematica, il sogno tedesco di una società totalmente organizzata occupano finalmente il posto che meritano. Sotto le vesti di software, il pensiero tedesco detta le regole ad ogni organizzazione aziendale.

I cinque giovani tecnici tedeschi portano a compimento la visione enunciata da Alan Turing nel ‘50.
Scriveva Turing che la macchina può sostituire l’uomo nel pensare e nel lavorare. Purché, precisava Turing, si accetti una esatta definizione del lavoro. “Il lavoro è eseguire ciò che sta scritto in un Book of Rules, in un Libro delle Regole”.1 Ora finalmente, con SAP, il lavoro umano, all’interno di ogni organizzazione, è subordinato davvero ad un Libro delle Regole. Non solo l’operaio subisce il comando imposto dalla catena di montaggio. Ora qualsiasi impiegato può fare solo ciò che SAP -software, pensiero codificato- permette di fare. L’idea dell’organizzazione razionale, di cui SAP si afferma portatrice, è imposta urbi et orbi.
Solo ingegneri tedeschi potevano concepire SAP. Solo la filosofia tedesca spiega SAP. Solo SAP offre una versione così sintetica e precisa della filosofia tedesca.

Hegel
Per Hegel lo Spirito sviluppa sé stesso, si arricchisce di contenuto e si plasma nella forma fino a divenire padrone di sé e trasparente a sé stesso.2 Allo stesso modo con SAP l’idea dell'organizzazione perfetta, da puro elemento del pensiero, si trasforma in prassi, in inattaccabile, indiscutibile legge imposta alla gestione aziendale.
Hegel, e gli analisti che progettano SAP considerano la realtà come manifestazione razionale e necessaria dello Spirito. L'idea di società totalmente organizzata contenuta in SAP è quindi definita una volta per tutte. E poi imposta al mondo come assioma dato per vero. Immodificabile.
Per Hegel la storia andava intesa come graduale affermazione della ragione nel mondo. In Hegel è esplicita la consapevolezza che la filosofia è l’autocoscienza -la consapevolezza di sé- teorica di un processo storico che culmina con l’organizzazione moderna dello stato. La ragione che assume coscienza di sé nella filosofia è la stessa che stabilisce la propria supremazia nel mondo attraverso l’organizzazione politica della società. Il compiuto e razionale sistema filosofico si identifica con la compiuta razionalità delle organizzazioni.
Di questo passaggio dall’idea alla prassi il SAP è la prova provante: il modello di organizzazione razionale è dato; la storia delle organizzazioni va intesa come cammino verso la graduale affermazione della verità postulata dal SAP. Tramite SAP l'idea dell'organizzazione perfetta, da puro elemento del pensiero, da pensiero ordinato e ordinatore che pensa se stesso, si trasforma in concreta gestione aziendale. È filosofia che si dispiega sovrana a partire dal piano teorico per poi determinare la prassi.
SAP è ontologia: così come le leggi morali sovrastano l’uomo, il software è inteso come sguardo dall’alto che sovradetermina il funzionamento delle organizzazioni. Descrive le modalità fondamentali dell’essere, e quindi dell’organizzazione dell’ente, senza abbassarsi a tener conto delle sue manifestazioni particolari. Ogni provincia dell’organizzazione sarà governata dalla sua legge.
SAP è religione laica. L’idea, contenendo in sé la ragione, non può fallire. Comprando il software, compriamo l'idea dell'organizzazione perfetta. Idea che deve essere semplicemente applicata, inverata, trasferita dal cielo alla terra.
In presenza del SAP, nessuno potrà considerarci responsabili di insuccessi. Il SAP, che è la ragione organizzativa, giustifica se stesso. Non dovremo più sforzarci di migliorare la nostra organizzazione. Dovremo semplicemente sostituirla con l’organizzazione che SAP ci propone.
SAP è l’esempio che meglio di ogni altro ci permette di osservare come il software, divenuto tanto potente da poter funzionare tramite una qualsiasi macchina, finisca con l’apparire come Sapere Assoluto.

1 Alan Turing, “Computing Machinery and Intelligence”, Mind, Vol. 59, Number 236, October 1950, pp. 433-460. Poi in Alan Mathison Turing, Mechanical Intelligence, edited by Darrel C. Ince, North-Holland, Amsterdam-London-New York-Tokio, 1992; trad. it. Intelligenza meccanica, Boringhieri, Torino, 1994. Prima trad. it. “Macchine calcolatrici e intelligenza”, in Johann von Neumann, Gilbert Ryle, C. E. Shannon, Charles Sherrington, A. M. Turing, Norbert Wiener e altri, La filosofia degli automi, a cura di Vittorio Somenzi, Boringhieri, Torino, 1965, pp. 116-156.
2 Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Phänomenologie des Geistes, (System der Wissenschaft, Erster Teil), Joseph Anton Goebhardt, Bamberg und Würzburg, 1807; trad. it. Fenomenologia dello spirito, a cura di Enrico De Negri, La Nuova Italia, Firenze, 1933-1936

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