venerdì 26 novembre 2021

Sempre a proposito di critica politica del digitale. I mezzi e i luoghi del nuovo potere

Non dobbiamo farci trarre in inganno. Una comune narrazione porta a considerare luoghi critici della politica digitale i bit e il cloud.

Ma guardando a questi concetti, abbagliati dalla loro apparenza, dalla patina esoterica delle parole nuove, restiamo lontani dall'avvicinarci all'intendere la base materiale del potere esercitato per via digitale.

I bit sono solo uno degli aspetti del codice. Possiamo smascherare l'apparente significato politico del bit attraverso lo studio del codice. Il codice va osservato come sovrapposizione di tre aspetti: supporto, linguaggio, testo. Il bit non è altro che scrittura sul supporto. Guardando al bit non cogliamo il luogo dove si esercita il potere digitale, consistente nella sottrazione all'essere umano dei frutti del proprio lavoro e della propria conoscenza.

Il cloud nasconde, dietro la sua così ben propagandata apparenza volatile, aerea, il luogo fisico. Il cloud è una architettura la cui base materiale è la Server Farm (o Data Center). Enormi magazzini di conoscenze prodotte da esseri umani, ben presenti sulla Terra, ma cancellate dalle mappe. Nella Server Farm ronzano, perpetuamente accese, macchine fisiche e supporti di memoria fisici, detenuti da Padroni del Digitale. Cloud, espressione nuova, nasconde la realtà politica del Mainframe, la macchina 'centrale' che tutto contiene, o della rete Client/Server. Dove il Server, macchina padrona, contiene tutto e determina tutto. Mentre la macchina nelle mani dell'essere umano è progressivamente svuotata e svilita.

Conosciamo praticabili alternative politiche all'architettura Client/Server. La più radicale è il Peer-to-Peer. Non è utopia: un progetto politico da considerare è Bitcoin-Blockchain.

Il bit è uno strato impolitico. Il cloud è una apparenza venduta all'utente. La comunemente accettata idea di dematerializzazione nasconde un inganno: in ogni architettura digitale resta presente la base materiale, nascosta però al cittadino ridotto a utente.

I luoghi politici a cui conviene guardare per una critica della politica digitale non sono il bit ed il cloud. Sono il dato e la piattaforma. Al di là delle parole, spiego cosa intendo.

I dati sono conoscenze frammentate, impoverite, separate dalla fonte e oggetto di appropriazione da parte dei Nuovi Padroni Digitali. Solo studiando i dati -la loro voluta frammentazione, la loro conservazione, il loro uso- possiamo indagare sul processo -politico ed economico- di sottrazione all'essere umano dei frutti del proprio lavoro e della propria conoscenza.

Le piattaforme sono istituzioni totali, artificiali, sostitutive dei luoghi sociali e terreni, di proprietà privata -una proprietà che sfugge al controllo pubblico degli Stati e degli organismi internazionali- capaci di propria produzione normativa e di controllo sociale. Dietro ogni piattaforma sta una Server Farm proprietaria, occultata agli sguardi non solo dei cittadini ma anche di ogni organismo di controllo pubblico.

Sulle piattaforme i cittadini sono ridotti a utenti di servizi preconfezionati. Servizi che occultano uno scopo implicito: sottrarre -sotto forma di dato- ciò che è frutto del lavoro e del pensiero umano.

(Parlo di piattaforme in vari altri luoghi. Tra cui questo).

Nessun commento:

Posta un commento