lunedì 22 giugno 2009

Tecniche di scrittura. Ovvero come sto scrivendo in questo momento

Breve viaggio nella storia
In un museo, accanto all'opera esposta, sulla targhetta che esplicita autore, titolo e data, leggo anche la descrizione della tecnica usata. E' considerato utile, forse indispensabile esplicitare se si tratta di un olio su tela, o su tavola, o di una tempera. Non altrettanto per quanto riguarda le opere realizzate tramite scrittura.
Eppure, così come esistono diversissime tecniche per dipingere e per scolpire, esistono tecniche di scrittura, diversissime tra di loro.
Nell'area mesopotamica per contare -e raccontare- si usavano gettoni d'argilla di forma diversa. Dopo migliaia di anni gli amministratori dei magazzini sumeri, per non disperdere i gettoni cominciarono ad inserirli in una palla cava di argilla (bulla), sulla quale in seguito si cominciò a disegnare i gettoni che conteneva. Poi i gettoni vennero soppressi e le palle cave vennero sostituite da una tavoletta piana d'argilla sulla quale venivano incise le forme dei gettoni. Eccoci così all'idea –incidere, graffiare un supporto- alla quale rimanda l'etimo delle parole che oggi usiamo per esprimere il concetto di scrittura.
Intorno al tremila avanti Cristo vengono introdotti segni usati non più per rappresentare l'oggetto, ma piuttosto il suono nome.
Incidere l'argilla con una punta provocava slabbramenti e distacco di frammenti d'argilla. Questo rendeva necessarie continue operazioni di ripulitura dei segni mentre venivano incisi sulle tavolette. Per evitare questo inconveniente, si passò ad imprimere dei tratti rettilinei. Lo strumento per scrive non è più un generico oggetto appuntito: è uno strumento specializzato, uno stilo. E nasce così la scrittura cuineiforme.
L'origine della scrittura geroglifica è probabilmente contemporanea a quella cuneiforme. Mantiene però una rappresentazione pittorica dei simboli, perché gli egizi non usavano argilla come supporto, ma papiro, legno e pareti di roccia levigata. A differenza della scrittura sumerica, per lungo tempo impiegata soltanto per rendere conto di calcoli, quella egizia venne usata molto presto per raccontare storie.
La conoscenza è sempre anche narrativa. La narrazione è conservata nella memoria fisica dell'uomo, fin quando la tecnologia non offre strumenti per 'scrivere storie'. Ma le tecnologie di scrittura restano diversissime tra di loro. La tecnologia di scrittura condiziona la narrazione.
Conta il diverso alfabeto, conta se è scrittura geroglifica o ideografica. E' diverso se scrivo su papiro, su pergamena. su carta.
Si può illustrare la storia che si ha in mente con immagini e con parole, come sulla la pagina di un codice miniato. Si può scrivere in corsivo, con tratteggiamento celere, unendo e inclinando le aste.
E' diverso se scrivo cono stilo, con un penna dotata di pennino, intingendo quando serve nel calamaio dell'inchiostro. Oppure se scrivo con una penna stilografica, con una biro, con una matita.
Diverse le possibilità di fare correzioni. Con la scrittura sequenziale su carta, o su simile supporto, le possibilità di tornare sul già scritto sono limitate: scarso è lo spazio fisico per introdurre su margini e tra le righe correzioni - ricordiamo Proust e le sue paperolles, strisce di carta incollate al bordo della pagina, lunghe anche due metri, poi ripiegate a soffietto.
Diverse e limitate anche le possibilità di cancellare: cancellare con una gomma lo scritto a matita, cancellare con un raschietto o con una gomma abrasiva lo scritto a penna, sciogliere con un solvente l'inchiostro sulla pagina.
Il testo nasce da un confronto con i limiti dettati dal supporto -la nostra stessa memoria nella 'scrittura orale', il supporto fisico sul quale tracciamo segni.
Come Proust si può scrivere su carta, prendendo appunti su quaderni, e poi copiando su serie di quaderni che accolgono stesure successive, via via più vicine ai quaderni che costituiscono in 'manoscritto' finale, destinato ad essere copiato dal linotipista.
Si può scrivere a mano e poi copiare con la macchina per scrivere. Oppure scrivere direttamente con una macchina per scrivere – e allora siamo portati forse ad una scrittura più veloce, tesa a produrre immediatamente una versione finale – e forse, liberati almeno in parte dal condizionamento della lenta scrittura con pennino o penna, ci si riavvicina al flusso orale che sgorga dalla mente.
Infine, nell'epoca in cui scrivo, il computer. Scrivo utilizzando un programma che mi fornisce gli strumenti per scrivere. Materialmente, scrivo schiacciando con i polpastrelli i tasti di una tavola che contiene tutti i segni alfabetici, la chiamiamo tastiera. Mi muovo dentro il testo con uno strumento che mi permette di puntare un luogo qualsiasi del testo, il mouse. Sullo schermo che ho di fronte agli occhi si presenta una immagine labile e cangiante del testo, una immagine priva di ancoraggio, compresa dentro una finestra sul cui bordo, di solito in altro sono descritti gli strumenti: per scegliere lo stile grafico, per cancellare, per spostare, per incollare blocchi di testo, per cercare all'interno del testo, per impaginare.
Posso usare il computer come macchina per scrivere, copiano ciò che avevo scritto a penna su un supporto cartaceo. Posso usare il computer, e il suo programma di scrittura, per liberarmi dai vincoli con cui combatteva Proust: ho di fronte, dominabile e aperto, l'intero tessuto del mio testo. Il confine tra il 'giù scritto' e 'quello che sto scrivendo ora' è scomparso.
Posso scrivere copiando, e inserendo nel mio testo, testi altrui già digitalizzati, testi già presenti sul mio computer o accessibili via Rete.
Posso scrivere copiando, e inserendo nel mio testo, testi altrui stampati su carta: senza 'ri-copiare', posso leggerli con uno scanner, e disporrò così di quel testo in versione digitale.
Posso dettare la mia voce a un registratore digitale e delegare ad un software la digitalizzazione di quel testo.
Insomma, si può scrivere in modi diversissimi. Esistono tecniche di scrittura diversissime. Il testo non può non essere condizionato dalla tecnica usata.

Analogia: pittura e scultura
Riprendo l'analogia con la pittura. Poiché la tecnica influisce, il critico d'arte ne tiene conto. Ed è invitato a tenerne conto il visitatore di un museo. Diversa la tecnica dell'encausto dalla tecnica dell'affresco. Diversa la pittura ad olio, diverso l'acquerello. Affresco: gli schizzi preparatori su carta, la preparazione del muro, il disegno la sinopia, il rapido lavoro di pittura.
Diversi gli strumenti: colori, pennelli, spatole, tavolozze.
Ugualmente importanti, nella loro diversità, le tecniche nelle arti plastiche. Diversa la scultura del legno, del marmo, la creazione di sculture di bronzo.
Per scolpire il legno si usano trapani, scalpelli, lesine, asce, seghe, scuri. Diversi gli arnesi per scolpire il marmo: scalpelli, mazze e mazzuoli, trapani, lime, pomice, smeriglio.
Le crete, invece, si modellano direttamente con le dita, oppure con spatole di legno e metallo, con stecche o con scalpelli.
Diversa, si sa, la tecnica per scolpire il bronzo: cera lavorata a mano, cera persa, fusione.
Scalpelli e pennelli e penne hanno una stretta parentela. Utensili per incidere un supporto, per coprirlo di segni.
E' diverso fare un affresco dal dipingere ad olio, è diverso scolpire legno, o creta, o marmo, o bronzo. C'è un rapporto tra il soggetto rappresentato dall'artista e la tecnica adottata. La tecnica influenza il risultato. A seconda di ciò che voglio dire, scelgo la tecnica.

Esplicazione: come sto scrivendo in questo momento
A partire dall'invenzione della stampa, l'unicità della tecnologia ha giustificato l'assenza di esplicitazione del processo di scrittura: il testo è considerato maturo, è considerato esistente, solo se stampato. Come se il testo fosse il libro e il libro nascesse per magia, dal nulla.
Del lavoro che c'è dietro, nulla l'autore dice. Si dà per scontato che egli usi gli strumenti tecnologici che l'epoca gli mette a disposizione. L'autore scrive e -nei tempi precedenti alla stampa- passa il testo allo scriba, all'amanuense. Poi l'autore scrive e passa il testo allo stampatore.
Eppure esistono differenze enormi, sottaciute. Non sempre, in tutte le epoche, l'autore scrive in prima persona, accade che detti il testo. E il dettare è ben diverso dallo scrivere – dove la mente non è libera di viaggiare, e l'emergere del testo è condizionato dal rapporto personale, manuale, fisico con il supporto.
Si lascia al lavoro del filologo l'andare semmai a 'guardare dietro'. Ma nessun libro porta indicazione di quella che è la tecnica di scrittura. Questo accade, appunto, perché la stampa rende i libri tutti uguali, e questa 'uniformità' viene arbitrariamente attribuita a ritroso anche al processo di creazione del testo.
L'editore, mediatore necessario, esplicita dove e quando e come ha stampato. Ma il come, il dove e il quando l'autore ha scritto resta occulto. Dire 'libro stampato' è come dire 'scultura in bronzo'.
Ma dietro la stampa, a monte della stampa, se si guarda alla scrittura, è sempre stato il processo importante: come dal pensiero si è passati alla codifica in segni, come dalla mente è emersa la narrazione.
Si è insomma confusa la produzione del testo con la stampa. La produzione del testo è rimasta nascosta dietro la stampa.
Ora, di fronte alle tecnologie di cui si dispone nel momento in cui sto scrivendo, la stampa perde valore simbolico e pratico. Chiunque può stampare. Nessun passaggio significativo nella natura del testo è legato alla stampa: il testo sullo schermo e il testo stampato tramite una stampante e il testo stampato da uno stampatore resta quello che è.
E' a questo punto che appare opportuno andare a guardare dietro: come il testo è stato creato.
Perché le modalità di creazione del testo ci appaiono, finalmente, nella loro enorme diversità. Testo scritto a mano; testo scritto di getto senza consultare fonti; testo scritto in biblioteca, compulsando fonti e dizionari ed enciclopedie; testo scritto con la macchina da scrivere; testo scritto utilizzando computer e programma di scrittura; testo scritto dettando a una persona; testo scritto dettando ad un registratore digitale. Sono possibilità diversissime in mano a chi scrive.
Perciò ritengo utile, forse necessario, per permettere a chi legge di cogliere il senso di quello ceh vado scrivendo, esplicitare la tecnica usata. Lo ritengo utile in generale. Lo ritengo utile in maniera speciale in questi testi – che parlano appunto di come si scrive.
Perciò in questo mio lavoro penso di aggiungere in nota, a corredo di ogni testo, l'esplicitazione della tecnica. Perciò in questo mio lavoro penso di aggiungere in nota, a corredo di ogni testo, una notizia relativa alla tecnica usata.
Il testo che sto scrivendo in questo istante, per esempio, è scritto su un iMac, processore 2.66 Ghz Intel Core 2 Duo; sistema operativo, OS X 10.5.7, 278,8 GB, di cui 256,6 liberi; tastiera e mouse Apple Wireless; programma di scrittura NeoOffice 2.2.5 patch 11.
Nel tempo, in oltre venticinque anni, ho scritto tramite hardware e software diversi: le differenze si riflettevano sulla scrittura. E prima, e sempre più raramente ora, scrivevo a penna, scrivevo con la macchina da scrivere: anche qui differenze. Non c'è un meglio e un peggio. Ma le differenze non sono trascurabili.
Ho scritto questo testo con macchina connessa ad Internet, ma seguendo un pensiero che ho in mente. Ho consultato fonti Web solo episodicamente per conferme puntuali, per esempio: quali gli strumenti per scolpire il legno oltre allo scalpello?

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