Il Corso di Laurea Interfacoltà in Informatica Umanistica dell'Università di Pisa ha generato un Laboratorio di Cultura Digitale. Il Laboratorio di Cultura digitale ha prodotto una serie di 'testi multimediali ed ipertestuali' relativi a insegnamenti del Corso stesso, e in genere dell'Università di Pisa. Questi 'testi', in virtù di un accordo con la Apple, sono disponibili come Webcast e Podcast su iTune University.
Uno dei primi 'testi', montato -a partire da miei materiali- dal ricercatore Alberto Dalla Rosa, è una mia 'lezione' sul tema del mio insegnamento 'Tecnologie dell'informazione e produzione di letteratura'.
Debbo necessariamente scrivere 'lezione' tra virgolette. Perché dobbiamo chiederci: cosa è davvero una lezione universitaria? E che senso ha oggi l'Università, luogo tra i tanti in una pluralità di media e di ambienti di apprendimento? Come si riconfigura il ruolo del 'docente' in un quadro che ci vede tutti knowledge worker?
Ecco dunque un piccolo esempio di narrazione non troppo accademica, che pone al centro degli interrogativi attorno ai quali ragiono in questo blog. Come si scrive e come si legge oggi? Come si produce letteratura?
Una notte ho narrato a me stesso scrivendo con la voce...Qui riporto brani di quello che ho chiamato 'Discorso notturno a me stesso'. E qui racconto come è nato questo 'discorso'. E anche da dove viene in titolo di questo blog: Dieci chili di perle.
Lo 'scrivere', oggi, con gli strumenti di cui disponiamo, vada ben oltre il 'vergare segni su un supporto cartaceo'.
Oggi allo 'scrivere con una penna', vergando segni su un supporto che chiamiamo 'foglio, si affianca lo scrivere interagendo con un Personal Computer dotato di word processor tramite una tastiera; e affianca anche lo 'scrivere con la voce'.
La scrittura così, quale sia il mezzo usato, ci appare come manifestazione, formalizzazione del personale pensiero mediata da diverse tecnologie. Dunque dobbiamo chiederci a quali diversi risultati ci porta lo scrivere in diversi ambienti e contesti tecnologici.
E' importante ricordare che il Personal Computer non è una macchina con la quale si pretende di sostituire l'uomo, una macchina alla quale l'uomo è asservito, ma al contrario, è una protesi del nostro personale sistema mente-corpo, uno strumento, un utensile, che permette all'uomo di 'espandere l'area della propria coscienza', come voleva Licklider.
E ancora possiamo dire che questo modo 'allargato' di intendere la scrittura si fonda con quella interazione con strumenti e utensili di cui parla in modo illuminante Heidegger quando ci propone il concetto di Zuhandenheit.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento