martedì 31 luglio 2012
Come le arterie di un ragno divino
E' il titolo di un capitolo del mio saggio Viaggio letterario in America Latina. Un capitolo che non avrei potuto scrivere con carta e penna. E' stata concepibile e realizzabile solo perché lavoravo con un computer, con un programma di 'trattamento dei testi'.
(Per la cronaca, per abitudine assunta lavorando nella Direzione Organizzazione della Mondadori, ho continuato a usare, fino a quando nel 1998 ho licenziato il testo del Viaggio letterario, un poco noto, ed alla fine in apparenza obsoleto Word Processor; XyWrite. Un Word Processor che aveva già a metà degli Anni Ottanta del secolo scorso tutto ciò che -dal punto di vista dello scrittore- è importante.).
Scrivendo quel capitolo del mio saggio, a differenza di quello che sentivo scrivendo altri capitoli-, sentivo proprio la limitazione legata all'impossibilità di aggiungere legami multimediali, immagini e suoni, ero costretto ad evocare film e musica con parole. Questo vincolo è proprio una di quelle contraintes di cui argomentavano Queneau, Perec, e gli altri di Ou.Li.Po. Questo, come ogni vincolo, a volte è virtuoso e a volte no.
Sentivo, scrivendo 'Come le arterie di un ragno divino', la limitazione legata al fatto che un simile testo è sempre provvisorio, si potrebbe aggiungere sempre qualcosa. Mentre altri capitoli potevano essere ragionevolmente 'finiti', questo no. Tanto è vero che nel ripubblicare il libro presso quella piccola casa editrice due anni fa, questo è l'unica capitolo al quale ho aggiunto qualcosa, e nel quale ho modificato qualcosa.
E sentivo la limitazione insita nel non poter aggiungere parti di testo fatte -anziché di segni alfabetici- di immagini fisse e in movimento, suoni, musica.
E sentivo anche che l'autore può decidere di scrivere da solo senza interventi di altri, ma potrebbe anche all'opposto scrivere limitandosi ad usare citazioni di altri autori.
Da questa esperienza posso trarre una considerazione generale: oggi una persona che scrive con un Personal Computer, avendo a disposizione le risorse offerte dal World Wide Web e pensando ad una pubblicazione tramite World Wide Web, è chiamato a compiere scelte che erano impensabili quando si scriveva su carta, in vista di una pubblicazione tramite libro.
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La comunicazione, in quanto tale, prevede almeno un mittente e un ricevente. Si può comunicare un messaggio in diverse modalità, quindi con canali differenti; i gesti e la comunicazione non verbale ne sono un esempio. Comunicare quindi è molto più che parlare o scrivere. Basti pensare a ciò che ci trasmette l'ascolto di una musica e la visione di una fotografia, piuttosto che l'immergersi in un film. Questa riflessione, per quanto possa sembrare banale, è sempre stata alla base di importanti ricerche e dibattiti in studi psicologici e sociali. E infatti banale non lo è per niente, considerando anche, tra l'altro, le complicazioni che sorgono nella trasmissione di un messaggio attraverso diversi canali.
RispondiEliminaQuando Lei afferma che "[…] sentivo proprio la limitazione legata all'impossibilità di aggiungere legami multimediali, immagini e suoni, ero costretto ad evocare film e musica con parole", pone in risalto proprio quest'aspetto: un libro stampato non può costituirsi come mezzo attraverso il quale sia possibile visualizzare un video, un audio o, in genere, un contenuto multimediale. Ecco che allora nascono idee geniali che portano alla creazione di dispositivi mobili come il Kindle o l'iPad (di cui Lei, in "L'iPad è un vecchio libro e Steve Jobs un Gattopardo", ha colto sapientemente lo spirito imprenditoriale, soffermandosi egregiamente sull'equivoco libro-testo che continua a perpetrarsi), in grado di annientare il limite fisico della carta stampata.
Ancora una volta mi fa piacere confrontare le Sue riflessioni con il mio lavoro e le mie passioni, perché vedo un'affinità nel modo in cui si svolgono certe dinamiche di pensiero. Molto probabilmente ciò è dovuto al fatto che ormai studentessa di Informatica Umanistica da poco più di 5 anni (grazie anche al costante impegno e lavoro di molti docenti del corso di laurea che hanno insegnato a noi studenti a pensare meglio con la nostra testa, diversamente, più ampiamente), ho acquisito quella forma mentis tipica di chi è quotidianamente a stretto contatto con materie umanistiche e informatiche nello stesso momento e, anzi, è chiamato a trovare soluzioni nuove per coniugare nello stesso prodotto entrambi questi vasti ambiti.
Ebbene, dicevo, tra le mie passioni ci sono la composizione musicale e la fotografia, quest'ultima divenuta poi di recente anche parte del mio lavoro di web designer. Abituandomi a comunicare, quindi, attraverso diversi canali, trovo la creazione di un sito web il vero e proprio momento in cui si congiungono diversi elementi multimediali: i testi scritti svolgono la duplice funzione descrittiva per gli utenti e di indicizzazione per i motori di ricerca; le immagini costituiscono la componente emotiva, che dev'essere d'impatto per il convincimento degli utenti a restare sul sito e ad interessarsi al prodotto; perfino i form di contatto sono una parte essenziale perché consentono il dialogo tra utenti e gestori del sito, quel contatto uomo-uomo che attraversa l'interazione uomo-macchina ma che può, paradossalmente, attuarsi solo grazie all'intervento della macchina.