domenica 17 maggio 2009

Modello

Modello organizzativo. Modello dei dati. Siamo vagamente consapevoli di come il modello sia necessario. Come, senza modello, potremmo osservare la realtà, conoscere e descrivere il mondo. Ma cosa distingue il modello dal mondo? Come si costruisce il modello? Quando un modello è adeguato? E sopratutto: a cosa serve il modello?
In origine sta l'idea espressa dalla radice indoeuropea med-: 'pensare', 'giudicare', 'misurare', 'curare', 'consigliare', 'adottare misure appropriate', 'governare'. Di qui meditare e medicare, modestia, modico, ma anche modo.
Il latino modus ci parla di 'misura', 'ritmo', 'norma', 'regola', 'maniera'. Con il senso, anche, di 'strumento di misura', indirizzo e confine dell'azione, richiamo alla moderazione, al senso del limite.
Da modus, il diminutivo modulus: 'modo', 'misura'. E' l'elemento architetturale che si assume come base per determinare le misure di un insieme. Palladio: “Imitando Vitruvio, il quale partisce e divide l'ordine dorico con una misura cavata dalla grossezza della colonna, la quale è comune a tutti e dai lui chiamata modulo, mi servirò ancor io di tal misura”. E poi Galileo: “avendo riguardo al modulo, e cioè cioè alla norma e all'esempio...”.
Modulus appare termine tecnico, forse troppo lontano dal parlar quotidiano. E' così che il latino popolare ne trae un ulteriore diminutivo: modellus.
Una densa quartina di Michelangelo (Rime, 236) colloca il modello nel suo contesto, e ne illustra l'uso.
“Se ben concetto ha la divina parte/ il volto e gli atti d'alcun, po' di quello/ doppio valor con breve e vil modello/ dà vita a' sassi, e non è forza d'arte”
Prima di tutto sta la concezione dell'immagine (“il volto e gli atti d'alcun”), ovvero l'osservazione, la lettura critica del mondo. Operazione di ordine intellettuale che vede in gioco la “divina parte” di ognuno di noi, artista, progettista.
L'immagine è quindi concretizzata in abbozzo provvisorio (“breve e vil modello”). Lo scultore usa cera, legno o argilla, noi useremo altri strumenti, ma ricordiamoci: il modello è solo questo: approssimazione, prova, esempio.
Perché poi sempre, l'artista, come chi crea organizzazioni e di chi sviluppa software, dovrà realizzare l'opera, mettendo in campo al contempo il saper fare pratico e le qualità intellettuali (“doppio valor”). Solo così l'immagine abbozzata farà prender vita al blocco di marmo. Non per mera “forza d'arte”, ribadisce Michelangelo. Non basta la competenza tecnica, serve un investimento anche 'spirituale'.
L'esistenza del modello non costituisce alibi. Dietro il modello sta il modus: capacità di giudizio, azione responsabile.

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